Camminata al Sacrario di Bastia, a 70 anni dalla visita di De Gasperi
Sabato 9 ottobre, a Bastia è in programma una camminata, in occasione del 70º anniversario dell’inaugurazione del Sacrario partigiano di San Bernardo da parte del presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi. Ritrovo alle ore 9 presso il municipio di Bastia, in piazza IV Novembre e partenza della camminata verso il Sacrario alle 9.30, con sosta in località Montechiaro. Alle ore 11, sul sagrato della chiesa, inaugurazione della nuova lapide dedicata ai sette partigiani sepolti presso il Sacrario. A seguire, presentazione del libero “Il cammino nella Resistenza” con l’autore Paolo Calvino. Pranzo al sacco e ritorno a Bastia, con possibilità di visita alla chiesa di San Fiorenzo e al suo bellissimo ciclo pittorico del Quattrocento. La giornata di storia e memorie è organizzata dall’Associazione culturale San Fiorenzo, in collaborazione con il gruppo Alpini di Bastia e con la Pro loco. Per partecipare, presentarsi sabato mattina in piazza a Bastia.
Di seguito, l'articolo di Ernesto Billò uscito questa settimana sul giornale
(ernesto billò) - Settant’anni fa di questi giorni il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi saliva sul colle di San Bernardo di Bastia a rendere omaggio al sacrario dedicato ai quasi mille Caduti del I gruppo Divisioni Alpine del Maggiore Enrico Martini Mauri. Quella visita ribadì l’importanza del contributo dei Partigiani Autonomi e di buona parte della popolazione civile della zona alla lotta di Resistenza ai nazifascisti fra l’autunno 1943 e la primavera 1945. E ora giunge l’invito a risalire sabato mattina 9 ottobre sull’ermo colle per rinnovare quell’omaggio e quelle memorie.
In realtà il Sacrario di Bastia era stato inaugurato già il 5 ottobre 1947, un anno dopo quello di Certosa di dedicato ai 254 caduti delle formazioni de capitano Cosa che avevano operato in val Pesio e valli vicine. E che ancora ammoniscono: “Odio ci uccise, ci fa rivivere amore. A voi opere degne chiediamo affinché il sogno nel quale morimmo viva nella vostra vita”.
A Bastia, una lapide ricorda quanti “hanno irrorato del loro sangue la valli Casotto, Corsaglia, Ellero, Maudagna, Mongia, la terra monregalese e la piana tra le Alpi e la Stura”, e ammoniscono gli italiani che “solo nella loro virtù è riposta l’indipendenza e la libertà della Patria”.
In quell’occasione Mauri additò un impegno per il futuro: “Qui dovremo spesso tornare a confrontarci con i fratelli caduti”. Un impegno che è stato onorato lungo gli anni fino ad oggi dalle amministrazioni comunali, dalla Fivl, dalle altre associazioni partigiane e d’arma, dalla fornitissima Biblioteca della Resistenza, dalle scuole e da un concorso annuale che continua a coinvolgere tanti giovani in ricerche, interviste, disegni, canti evocativi.
Ed ogni volta è un’emozione grande passare fra due file di bianche urne e rileggere i tanti nomi, noti meno noti, di martiri della libertà: Franco Centro, Gimmy Curreno, Ignazio Vian... E’ come far rivivere in noi quei generosi e quegli ideali; ed è un sentirsi chiamati a proseguire sul loro esempio.
In quella scripta - Molti dei Caduti ricordati dai nomi incisi sulle urne a Bastia hanno sepoltura altrove; ma nella cripta dinanzi alla chiesa di S. Bernardo riposano i corpi di sette resistenti, in rappresentanza di tutti i loro compagni; e la lapide che sarà posta sabato li ricorderà esplicitamente. Sono:
LUIGI SALTETTI e ANGELO SCAGLIONE, uccisi barbaramente il 14 gennaio 1944 al Pellone di Miroglio con altri dieci “ribelli” del gruppo di Folco Lulli i; VINCENZO ARDU’, Maggiore di Fanteria, sardo, classe 1883, ferito in val Casotto e morto il 17 luglio ‘44 in una casa di Mondovì Piazza dove aveva trovato rifugio e cure. MARIO ARDU’, tenente di Trieste, 1922, caduto coi compagni Gennari e Rizzo durante un’operazione a Osiglia il 15 marzo ‘44; BARTOLOMEO ORSI, di Villanova, classe 1925, caduto alla Stalla Rossa di Fontane in val Corsaglia insieme Giorgio Bonino il 18 marzo ‘44, durante un rastrellamento. PASQUALE RICCIARDI, 34 anni, di Benevento, classe 1909, e GIACOBBE ROSAS, di Nuoro, 26 anni: sbandati e rifugiati presso la cascina Balèt in frazione Cristo a Mondovì, sorpresi e uccisi da militi fascisti il 27 aprile 1944; GIOVANNI COLOMBO di Chioggia, 1920, fucilato ai Gosi di Frabosa insieme a Giorgio Basso e Attilio Ciocca dai repubblichini dl tenente nero Alberto Farina a metà aprile ‘45, quando ormai le sorti dei nazifascisti erano segnate.