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Anteprima “Dialoghi Eula”: la lezione del 1994 venerdì sera al Galà Palace

“Fiume d’acqua e di fango” lo spettacolo teatrale della vicese Sara Dho ricorda i drammatici giorni dell’alluvione del 1994

Paolo Roggero

Sono passati più di vent’anni, eppure la ferita apertasi nel 1994 continua a bruciare. In questi ultimi anni, che il flagello del maltempo è tornato periodicamente a imperversare, con esiti disastrosi, sulle nostre valli, ogni volta il ricordo torna a quei tragici giorni, che hanno costituito un trauma formidabile per i piemontesi. Morti, famiglie sfollate, interi paesi allagati dalla furia del Tanaro. Un dramma che viene raccontato in uno spettacolo teatrale, ideato e interpretato dall’attrice vicese Sara Dho. Lo spettacolo è la proposta scelta dal Comune di Villanova, in collaborazione con i Comuni di Frabosa Sottana e Soprana, con l’Associazione turistica Mondolè e l’Unione Montana dei Comuni, per aprire l’edizione 2021 dei “Dialoghi Eula”, con un’inedita anteprima presso il Galà Palace a Frabosa Sottana. Lo spettacolo, venerdì 12 novembre, inizierà alle 21 e sarà ad ingresso gratuito. Nel rispetto della normativa vigente, l’ingresso sarà riservato ai possessori di green pass. È consigliata la prenotazione all’indirizzo infopointmondole@gmail.com. La serata presenta un monologo accompagnato da musica originale dal vivo, che ricorda i drammatici giorni dell’alluvione, partendo dallo spunto di quanto avvenne nell’Alessandrino. In quei giorni una radio locale si trovò a condurre una diretta con le telefonate dal vivo di coloro che si trovavano afflitti dall’emergenza, dal momento che tutte le comunicazioni elettroniche erano interrotte. Così lo spettacolo si trasforma in un flusso narrativo di storie e notizie, sull’onda di una trasmissione radiofonica, un’infinita diretta di quelle terribili ore.

Sara Dho: «Una storia ancora poco conosciuta fuori dal Piemonte»

«Era una storia che avevo piacere di raccontare: ci riguarda. Io ho vissuto l'avvenimento in maniera indiretta, ero molto piccola. Mi stupiva che nessuno in seguito avesse lavorato su questa storia, con rielaborazioni. Viene commemorata a livello civile, c'è stata anche una mostra fotografica, c'è chi ha scritto dei libri (Come quello di Paola Scola a cui mi sono ispirata) ma nessuna interpretazione artistica. In altre regioni d'Italia ne avrebbero fatto film, romanzi e canzoni, per raccontare questa storia. Dal punto di vista generazionale adesso ci sono generazioni che non hanno vissuto quell'avvenimento. Un altro spettacolo a cui ci siamo ispirati molto per certe assonanze è "Il Racconto del Vajont" di Marco Paolini. Tutti conosciamo la tragedia del Vajont, mentre l'alluvione del 1994 è poco conosciuta se non da chi l'ha vissuta. In questa tragedia ci si può riconoscere anche se si vive da altre parti d'Italia».

Qual è stata la reazione del pubblico extra-piemontese?

«Il progetto è ancora molto giovane, abbiamo fatto alcune date a Milano, sto cercando di organizzare una tournée piemontese, lungo i paesi del Tanaro, e poi fuori in tutta Italia. Lo spettacolo doveva debuttare nel 2020 ed è stato messo in standby a causa del Covid. Ha vissuto una storia ben diversa da quella che avrebbe dovuto. Abbiamo avuto un anteprima streaming nell'autunno del 2020 e il debutto vero e proprio nel 2021. Ci sono state anche repliche particolari in streaming. Il nostro primo pubblico è stato extraregionale ed ha destato molto interesse, sia perché la storia era poco conosciuta, sia perché fa ricordare gli anni '90, e riporta alla mente tanti ricordi. Chi conosceva la storia o è stato direttamente coinvolto ritrova memorie del passato. È stato molto interessante vedere la reazione anche dei ragazzi che all'epoca non erano ancora nati, e che si stupiscono davanti a oggetti per noi quotidiani come il telefono a disco. Ti chiedono: "Ma come facevate a mandare i messaggi?"».

Il tema della sicurezza idrogeologica e della tutela dell'ambiente è strettamente legato.

«Riferimenti all'ambiente e a come noi viviamo e conosciamo il territorio erano inevitabili. Ci sono battute dirette, conoscere lo spazio che abitiamo, la consapevolezza del territorio è un qualcosa di espresso in maniera diretta, amore e affezione per il territorio che abitiamo. La ragione per cui è nato lo spettacolo è proprio legata al fatto che questa è casa nostra. Non volevamo che però si trasformasse in un atto d'accusa fine a se stesso. La tutela del patrimonio è una componente dello spettacolo e riguarda tutti».

È la tua prima esperienza di teatro di narrazione?

«Arrivo da un po' di esperienze legate al teatro di narrazione: l'affabulazione è un tipo di codice teatrale che conosco bene e pratico spesso. Questo spettacolo è costruito in buona parte su questo. Ho anche avuto modo di lavorare con Dario Fo negli ultimi anni di vita. La sua lezione è stata fortissima. Lui mi ha insegnato che si può fare teatro letteralmente con nulla, usando solo la propria voce e il proprio corpo.

 


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