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martedì 14 Gennaio 2025     Accedi

Un viaggio alle origini del Barbaresco Rabajà di Giuseppe Cortese

Con il suo famoso cru Rabajà, Giuseppe Cortese ha contribuito in maniera decisiva a dare un’identità allo stile del vino Barbaresco e a posizionarne il marchio non solo in Italia ma anche all’estero.
Barbaresco Rabajà Giuseppe Cortese

Un viaggio alle origini del Barbaresco Rabajà di Giuseppe Cortese

Con il suo famoso cru Rabajà, Giuseppe Cortese ha contribuito in maniera decisiva a dare un’identità allo stile del vino Barbaresco e a posizionarne il marchio non solo in Italia ma anche all’estero.

All’inizio degli anni ’70 del secolo scorso non erano in molti a credere nel Barbaresco, meno ancora quelli che lo consideravano uno dei migliori vini rossi italiani, ma fu proprio allora che Giuseppe Cortese decise di smettere di vendere le proprie uve ad altre cantine per iniziare un progetto più ambizioso. Giuseppe aveva infatti intuito da tempo che le terre della conca di Rabajà, una frazione di Barbaresco dove la cantina Giuseppe Cortese ha la propria sede, erano dotate di un potenziale unico per creare vini di alta qualità. Si tratta di uno dei vigneti più belli dal punto di vista paesaggistico di tutte le Langhe, dove le uve godono di una perfetta esposizione al sole e dove anche l’inclinazione del terreno, oltre al contenuto del sottosuolo, è ideale.

La famiglia Cortese coltivava da secoli i vitigni più famosi e amati del Piemonte, come Nebbiolo e Barbera, ma questo grande cambio di rotta è ciò che ha segnato l’inizio dell’epopea moderna della cantina. Il successo è arrivato nel giro di pochi anni, prima raccogliendo estimatori in tutta Europa e poi arrivando ad esportare i propri vini negli Stati Uniti già ad inizio anni ’80. Ciò che non è cambiato sono i valori della famiglia, a partire dall’umiltà e dalla passione. L’epopea famigliare continua oggi grazie ai figli di Giuseppe, Pier Carlo, che ed è l’enologo dell’azienda, e Tiziana, che si occupa del marketing, oltre al genero Gabriele.

La famiglia Cortese gestisce 8 ettari di terreno in uno dei migliori cru della zona, ed i suoi vini sono lo specchio fedele del terroir e dell’anima famigliare. La Barbera d’Alba di Cortese è un vino che non si dimentica con una grande facilità di beva, e l’offerta aziendale è completata anche dal Langhe Dolcetto e dal Langhe Nebbiolo, che mostra di possedere un gran carattere sin da giovane con la sua struttura possente e ben definita. Il top della produzione aziendale è chiaramente il pregiato Barbaresco Rabajà Docg. Per un approfondimento sui vini di Giuseppe Cortese e le migliori offerte, l’enoteca online Svino propone schede tecniche dettagliate con tanto di consigli per l’abbinamento.

Qui ci limiteremo a decantare le lodi del Barbaresco Rabajà che nasce da viti di ben 70 anni coltivate su un terreno marnoso e senza l’uso di alcun prodotto chimico. È anche per questo che Giuseppe Cortese viene considerato come il caposcuola per la creazione di vini naturali delle Langhe, anche se in realtà, come ammesso dalla stessa azienda, più che cercare di seguire le mode del momento la cantina si dedica a fare vino nel modo più tradizionale possibile, il che oggi viene visto come un ritorno alle origini ed alla natura. Uno dei capisaldi del processo di vinificazione di Giuseppe Cortese è dunque la fermentazione spontanea delle uve Nebbiolo in botti grandi, che per il vino Riserva prevede un tempo minimo di invecchiamento di quattro anni, con poi altri tre anni ad affinarsi in bottiglia.

Nasce in questo modo uno dei migliori esemplari di vino Barbaresco delle Langhe: elegante, dalla trama raffinata e con tannini setosi ed intriganti che sono il marchio di fabbrica di questa denominazione. Il bouquet aromatico ricco comprende note di frutti di bosco, amarena, lampone e viola che lentamente lasciano spazio a sentori più speziati e levigati di liquirizia, tabacco e cuoio. La fresca acidità accompagna il sorso, che è eccezionalmente lungo e piacevole. Si può degustare assieme a formaggi stagionati e secondi di carne rossa e selvaggina, ma l’ideale è assaggiarlo da solo, come vino da meditazione, per lasciarsi trasportare in un viaggio emozionante nel cuore delle Langhe dove fare vino è un’arte.

Un viaggio alle origini del Barbaresco Rabajà di Giuseppe Cortese


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