Da Rebibbia al Forte Prenestino l’urlo hardcore di Zerocalcare
“Per me tutto quello che è più lento del punk hardcore è una lagna.”: non poteva esserci dichiarazione migliore, riportata da una testata nazionale, di Michele Rech, alias Zerocalcare, per introdurci all’interno del suo mondo musicale. Nella serie proposta da Netflix “Strappare Lungo i Bordi”, oltre ad aver acceso i riflettori sulla bella colonna sonora scritta da un artista della scena indipendente come Giancane (sodalizio ormai consolidato da qualche anno) e sul brano (Hauts Les Coeurs) del collettivo artistico FAUVE, emergono numerosi rimandi al milieu culturale in cui si colloca il fumettista romano. E non è un caso che il Forte Prenestino sia uno dei luoghi in cui Zerocalcare abbia mosso i propri passi nel contesto aggregativo capitolino: quello dell’area est di Roma ha rappresentato nel passato e resta ancora oggi infatti uno dei principali luoghi di sviluppo della contro-cultura della Capitale, e a livello musicale estremamente attiva la scena hardcore con grande attenzione soprattutto per quella che viene chiamata la “straight edge” (linea dura) in cui Zerocalcare ha sempre dichiarato di riconoscersi: questi ideali che volendo definirne i contorni consistono in una serie di regole ferree sul non fumare, non assumere alcool o droghe, così come non avere rapporti sessuali occasionali, vogliono sottolineare in modo forte l’importanza di un’attitudine non autodistruttiva sulla vita.
Ecco che in questo quadro si spiegano Plastic Surgery Disasters dei Dead Kennedys che Zero porta con sé uscendo dal negozio di dischi in compagnia dell’amica Alice, così come una serie di riferimenti a concerti (in luoghi e date ben precisi) sulle locandine appese in casa. Si citano i Death Before Dishonor e si passa per i Clash (Londra Chiama, nella serie Netflix) e la generazione di This Is England (Inghilterra!) o In Utero dei Nirvana (nella camera di Sarah). Insomma il mondo di Zerocalcare è tutt’altro che monotematico, mette dentro di tutto, non fa distinzioni, la cultura (musicale) è quella che è, e soprattutto è tutta cultura, come si usa dire nei Centri Sociali; da Max Pezzali (che accompagna il piccolo Michele a 9 anni) fino alla scena punk Oi!, in un perfetto stile DIY (acronimo di “Do It Yourself”, “Fai da te”) culturale dove il rifiuto per le major della distribuzione musicale diventa anche una scelta di vita.
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