C’è un Natale esteso, per così dire, nei tempi e nei luoghi.
È il Natale che inizia a novembre nei supermercati, negli autogrill, nelle pubblicità.
Un Natale ingolfato di panettoni, di cibi, di oggetti, e frastornato di luci e di suoni. Un Natale che, però, di Gesù che nasce non sa più nulla, che ne prescinde completamente.
Poi, c'è un Natale, per così dire, ristretto, intimo, quello dei presepi e dei cuori.
Un Natale domestico che sta nelle case e nelle chiese. Il Natale di chi crede ancora, di chi nel Natale, al centro, ancora mette Gesù.
Il Natale dei bambini, dei preti, delle suore e dei vecchi?
Può darsi che in prevalenza sia così.
Eppure è il Natale vero, quello che contiene una notizia bellissima e non è solo esteriorità o pretesto per spendere o fretta di guadagnare denaro.
È un Natale che ancora offre un senso alla vita, una prospettiva al nostro cammino, un significato ai giorni.
Il Natale di Gesù, del Verbo che si fa carne, del Bambino che percorrerà le strade del mondo per annunciare la sua parola di salvezza, che viene perché noi abbiamo la vita e l'abbiamo in abbondanza.
Qualcuno ci crede ancora, qualcuno, purtroppo, non più. E del Natale conosce solo i panettoni, i torroni e i regali sotto l'albero.
A tutti voi che leggerete queste parole, naturalmente, auguro di fare il Natale che comprende Gesù, pregando, chinando il capo con umile gioia davanti alla sua culla, al mistero di quella nascita.
Mancano ancora alcuni giorni al 25 dicembre, giorni che nella tradizione laica e spirituale sono di "preparazione". Tutti conosciamo il senso e l'importanza di "preparare" qualcosa.
Nel Vangelo del tempo di Avvento risuona per tre volte la domanda: "E noi cosa possiamo fare?": la pronunciano le folle, i pubblicani, i soldati, ovvero la povera gente e chi si sentiva peccatore e toccato dalla parola di Giovanni Battista che annunciava la venuta del Signore.
Chiediamoci anche noi che cosa possiamo fare, in vista del Natale, per prepararlo, per preservarlo nel suo significato più vero, e per viverlo in modo autentico. Ognuno certamente saprà trovare la sua strada: un gesto di carità, o di riconciliazione, o di perdono, o di aiuto...
Da parte mia mi permetto un suggerimento: di utilizzare il tempo che resta anche per una confessione ben meditata, nella consapevolezza del nostro peccato e del bisogno di salvezza che tutti ci accomuna. Pensiamoci. Forse è tanto, troppo tempo che non la viviamo.
Così, certamente, faremo Natale nel senso più alto, e difenderemo il Natale, magari per consegnarlo intatto, un giorno, a coloro che ora lo ignorano, e fargli il regalo più bello che abbiano mai ricevuto.
A tutti e a ciascuno, particolarmente a chi vive qualche difficoltà o problema o disagio, fisico o spirituale, il mio ricordo e la mia preghiera.
Buon Natale,
+ Egidio vescovo