Sabato manifestazione per la pace in Ucraina: spostata da Ceva a Cairo Montenotte
Domani, sabato 26 febbraio, si terrà a Cairo Montenotte una manifestazione per la pace in Ucraina, organizzata dalla comunità ucraina monregalese e cebana.
L'evento è stato organizzato anche in collaborazione con padre Olesy Budziak, di origine ucraine, oggi impegnato pastoralmente in Val Tanaro.
Inizialmente la manifestazione avrebbe dovuto tenersi a Ceva, ma poi si è deciso di accorparla a quella in programma in val Bormida. «Al Comune di Ceva – precisa il sindaco Bezzone – non é stata inviata alcuna richiesta per realizzare una manifestazione a supporto della popolazione Ucraina. Semmai si è svolto un semplice scambio di informazioni in cui si è supposto l'evento di cui sopra ed a cui avrebbe dovuto seguire una mail o una richiesta scritta di conferma affinché gli Uffici competenti potessero notificarla in Prefettura, come prevede la norma».
IL COMUNICATO DEL COMUNE DI CAIRO - Sabato 26 febbraio alle ore 16:00 la Comunità dei cittadini ucraini residenti a Cairo Montenotte consegnerà al sindaco Paolo Lambertini, in rappresentanza dell'Amministrazione comunale, la bandiera della Repubblica di Ucraina che, in segno di vicinanza e di solidarietà, verrà esposta all'esterno del Palazzo di Città, in Piazza della Vittoria.
Sempre a sostegno del popolo ucraino, contro una guerra insensata e pericolosa per il futuro dell'Europa, domenica 27 febbraio alle ore 14:30, prima dell'inizio della festa di carnevale, sempre in Piazza della Vittoria, i bambini presenti saranno invitati a scrivere un pensiero dedicato alla pace sui palloncini che verranno poi liberati in cielo.
Il Comune di Cairo Montenotte è al fianco della Comunità ucraina che nella nostra città conta 33 famiglie, per un totale di 72 residenti, ai quali vanno aggiunte una decina di persone di origine ucraina che nel tempo hanno ottenuto cittadinanza italiana.
Una delle promotrici è una donna di 55 anni che vive a Mondovì e fa la badante: «È una situazione terribile. Ieri abbiamo passato tutto il giorno nell'angoscia per i nostri famigliari. Mio figlio ha 32 anni, vive in Ucraina e non può andarsene, nonostante le frontiere siano aperte verso la Polonia, perché tutti gli uomini dai 18 ai 60 anno hanno l'ordine di non lasciare il paese perché potenzialmente arruolabile».