“MONDOVÌ FOR UCRAINA”: IL RACCONTO – Il viaggio di sei persone che ne hanno aiutate molte di più
Quando scendono dal furgone, sorridono come fosse stata una gitarella al mare. Hanno volti, occhi e bocche che mostrano i segni di chi ha fatto quattromila chilometri seduto in un van, mangiando quando si poteva e dormendo solo per darsi il cambio al volante. Perché? Perché sì. «Ne è valsa la pena, siamo contenti di averli fatto». In viaggio per due giorni e mezzo con una missione ben precisa: trasportare beni di prima necessità all'andata e persone in fuga dalla guerra al ritorno.
Se gli chiedi come è andato il viaggio, anziché lamentarsi di schiena e gambe, ti rispondono: «Benissimo. E i bambini a bordo sono stati degli angeli: non hanno mai protestato, dei tesori». Già, i bambini. Sono sei: hanno fra i due e gli otto anni. E voi, autisti, avete dormito? «Quattro ore negli ultimi tre giorni». E mangiato? «Siamo andati avanti a biscotti... non proprio il massimo. Questa mattina ci siamo fermati in una stazione di servizio col McDonalds. Sembrava il pranzo di Natale».
Davide, Massimo, Mauro, Boba, Giancarlo e Roberto. Sei persone che ne hanno aiutate una ventina. Quattordici sono arrivate a Mondovì, un'altra mezza dozzina sono state portate in altre zone di Italia.
LA SPEDIZIONE: «NATA DA UN MESSAGGIO»
Tutto questo ê nato da una chiacchierata fra Massimo e Davide, la settimana scorsa. Uno scambio di messaggi, tra chi conosce bene il mondo del volontariato. «Davanti alla tragedia di chi cercava di scappare dalla guerra – racconta Ravera –, ho scritto a Davide: “Se trovassimo un furgone, potremmo portare là un po’ di aiuti e al ritorno dare una mano a qualcuno a raggiungere l'Italia?”. Lui mi ha risposto: “Mi stai tentando”». Il giorno dopo avevano trovato i contatti con le persone, anche attraverso l’interessamento di padre Olesy, e il primo furgone. Quello dopo ancora, è arrivata una montagna di materiale: pacchi di cibi e acqua, vestiti, cibi per animali, pappe per bambini, carta igienica, pannolini, persino occhiali. Tutta roba donata da amici che avevano letto il loro appello. Hanno ricevuto denaro, offerte. Il giorno dopo ancora, si sono aggiunti altri due furgoni e quattro autisti. È cresciuto il numero delle persone da recuperare.
LA PARTENZA
Sono partiti la mattina di martedì 8 marzo, da Mondovì in via Boves, dietro al Tiro a segno. Partenza alle 8,30, con tre furgoni. I van erano stati messi a disposizione da LPM Pallavolo Mondovì, Atletica Mondovì e Parrocchia di Villanova. Furgoni carichi fino all'ultimo angolino libero: cibo, coperte, medicinali, bottiglie di acqua o altri viveri, ma anche beni come rotolo di carta igienica, cibo per animali, persino occhiali.
Davide Mazzucco, Massimo Ravera, Mauro Gasco, Piergiorgio "Boba" Bogliaccino, Giancarlo Gonella e Roberto Marenchino partono con due volontari a bordo per ogni furgone. Hanno un elenco preciso di persone da raccogliere, grazie all'intermediazione di padre Olesy, il prete ucraino che celebra la messa con liturgia bizantina a Mondovì.
IL GUASTO
Martedì sera, dopo aver passato il confine con l'Austria, un intoppo: uno dei tre furgoni (quello concesso dalla Parrocchia di Villanova) ha avuto un guasto alla frizione. Il gruppo ha dovuto fermarsi e raggiungere un'officina a Klagenfurth. Il furgone viene lasciato lì, dove verrà riparato: tutt'ora il mezzo è ancora in quell'officina. Da quel momento la spedizione prosegue con due soli furgoni. «Abbiamo dovuto riorganizzare percorsi e tappe, dividendoci in maniera diversa - raccontano -. Non è stato facile, ma si poteva fare».
Mercoledì 9 marzo, in viaggio, si imbattono nella neve e in un camionista ucraino che, venuto a sapere della loro spedizione, li ringrazia a nome del suo popolo. I van superano l'Austria e la Repubblica Ceca, poi raggiungono Katowice in Polonia: e qui si dividono in due percorsi diversi.
VARSAVIA: I PRIMI SOCCORSI
La destinazione del primo furgone, con due volontari a bordo, è una zona vicino a Varsavia, dove soccorrono una coppia di ragazzi, fratello e sorella. Hanno la nonna che vive in Italia, vicino a Milano, e che è riuscita a far avere un contatto scrivendo un messaggio facebook ai colleghi di "Provincia granda". I due ragazzi erano ospitati da un'Associazione polacca.
KORCZOWA - PRZEMYSL: IL CENTRO ACCOGLIENZA
L'altro furgone, con quattro volontari, si è invece diretto al confine dell'Ucraina nelle zone di Korczowa-Przemysl, dove un centro commerciale è stato convertito in centro accoglienza profughi di guerra con migliaia e migliaia di rifugiati. Le immagini che arrivano da quel luogo non hanno bisogno di descrizioni.
L'ultima tappa è Wroclaw. In tutto vengono accolti a bordo sette bambini. Il furgone è ripartito in direzione di Katowice la sera di mercoledì 9 marzo. Un furgone carico di bimbi e di speranza. «La stanchezza? Non la stiamo sentendo, non ci badiamo - ci raccontano, dalla Polonia, al telefono -. Qui stiamo facendo del bene, stiamo salvando persone... e abbiamo scoperto che c'è tanta, tanta gente disposta ad aiutare».
IL RITORNO E L'ARRIVO IN ITALIA
Alle 12 di giovedì 10 marzo i due furgoni, con a bordo i sei volontari monregalesi e i rifugiati dall'Ucraina, hanno superato Villaco, ultima cittadina dell'Austria e hanno passato il valico di Tarvisio e del confine con Italia. La Polizia di frontiera al confine ha dato il consenso al passaggio dei profughi e i volontari UNHCR ha informato i profughi sulle modalità per richiedere diritto di asilo. «La Polizia è stata gentilissima - raccontano i monregalesi -, sia con noi che con i nostri amici. E si sono stupiti del fatto che questa spedizione fosse tutta "per conto nostro"».
Superato Udine nel viaggio di rientro, uno dei furgoni si è diretto a Padova, posando i primi passeggeri, poi a Mantova dove ha raccolto un'altra famiglia diretta qui; l'altro invece ha raggiunto Milano dove ha lasciato i due ragazzi raccolti a Varsavia.
I furgoni sono arrivati a Mondovì la tarda serata di giovedì 10 marzo. A bordo c'erano 14 persone. Due famiglie con cinque bambini. Piccoli, molto piccoli: hanno dai due agli otto anni. Non parlano italiano, nemmeno inglese. Hanno con sé poche borse: zainetti, sacchi di plastica con qualche vestito pesante, giocattoli per i piccoli, coperte. Una mamma stringe sotto il braccio un vasino per il più piccolo. Da una borsa spuntano due peluche, un orsacchiotto e un gattino. Ora sono ospitati nella struttura del "Beila", alle porte di Mondovì, gestita dal CFP.
Davide, Massimo, Mauro, Boba, Giancarlo e Roberto hanno ancora la forza e lo spirito per aiutarli a portare gli zaini o le borse. Ringraziamenti, abbracci, pacche sulle spalle, sorrisi e sigarette. Occhi lucidi. Forse non solo per la stanchezza.