Woody Allen – Allen, Freud e il tennis
Il ‘900, quello che lo storico inglese Hobsbawm chiamò “Breve”, è stato il secolo in cui è stata messa in discussione la razionalità umana e la psicanalisi ha rappresentato
il suo spartiacque filosofico.
La ricerca dell’Io è un tema che interessò subito le arti, da quelle letterarie a quelle visive (si pensi a La Coscienza di Zeno di Svevo così come a Chagal); il cinema arrivò dopo, ma ha avuto probabilmente in Woody Allen l’espressione più alta.
Una delle domande che più mi hanno accompagnato nel pensare a Woody Allen riguarda il suo rapporto con lo sport ed in particolare con il tennis. Dagli esordi (o quasi) – si pensi ad Io ed Annie – fino al clamoroso e quasi inaspettato successo del noir Match Point, il regista newyorkese ha manifestato una simpatia (nel senso di condivisione di una emozione) con il mondo della racchetta.
Forse perché più di altri ha in New York una capitale, o perchè tempio di Dei apparentemente più umani, il tennis – avrebbe detto Gianni Clerici – è per Allen una metafora della vita: cerchi il colpo perfetto, ripeti i tuoi gesti, mille e mille volte, alla ricerca di un miglioramento, continuo e costante, ti avvicini il più possibile alla perfezione e anche quando pensi di essere stato bravo, o migliore rispetto al tuo standard, trovi un antagonista che potrà fare anche meglio di te, risponderti e lasciarti con le pive nel sacco.
Il caso, sia essa buona sorte o capacità tecnica, decideranno se si possa gioire per un punto guadagnato o al contrario rimuginare su di un impercettibile errore. Si gioca però sempre una palla alla volta, ma per ciascuna palla si rimette in discussione tutto; ad una battuta, corrisponde una risposta. E così via, una dopo l’altra. Anche in altri giochi ciò accade, ma nel tennis si è più soli. E questo rimpallo lo si ritrova nei dialoghi a cui ci hanno abituato i film di Allen.
Se in Io ed Annie il campo da tennis fa da cornice ad una serie di episodi in cui si muovono i protagonisti della vicenda, in Match Point la terra rossa diventa vero e proprio campo di battaglia su cui si sviluppa la tela di gelosie, inganni e gli intrighi di tutta la vicenda.
Il caso e la capacità di stare tra irrazionalità ed il proprio io, finiranno con il tenere in equilibrio e forse, in vita il protagonista e, di fatto, lo stesso regista.