Una monregalese all’Ariston fra il pubblico del Festival di Sanremo tutte le sere

In platea all’Ariston, tutte le sere, nel più grosso evento mediatico della TV italiana: il Festival di Sanremo. Una cosa che non capita tutti i giorni: «Mi sono voluta fare un regalo: era una cosa che sognavo da sempre». Ce lo racconta la monregalese Franca Ghiazza, figura nota a Mondovì, oggi consigliere e in passato presidente del Rotary Club monregalese, che ha assistito a tutte le serate del Festival.
Quale impressione lascia il Festival a chi lo vede dalle poltrone dell’Ariston?
Un’emozione straordinaria. Bellissimo, davvero bellissimo. L’atmosfera, le sensazioni, il poter vedere gli artisti di persona… Tutto straordinario…
Per chi segue in televisione, le serate appaiono esageratamente lunghe: “maratone” senza fine. E, invece, lì?
Qua è tutta un’altra cosa. Anche io, prima di assistere, mi dicevo scherzosamente: “Chissà se mi annoierò e mi assopirò come avviene a tanti, sul divano di casa!”. Ma è assolutamente impossibile annoiarsi: qua si è “dentro lo spettacolo”, c’è sempre qualcosa che cattura l’attenzione o che emoziona.
E l’organizzazione?
Impeccabile, in ogni momento. Anche nei momenti di pausa, quando chi è a casa vede la pubblicità: in quei minuti, qui succede di tutto. Si vede la preparazione del palco, gli incontri…
Il suo artista preferito?
Mi è piaciuto fin da subito Mengoni, fin dalla prima serata. La sua canzone era bellissima, sentita dal vivo era anche più bella che nella sua versione in radio. Lui, poi, è straordinario e lo ha dimostrato anche nella serata dei duetti. E mi hanno emozionata molto anche Paola e Chiara.
L’impressione su Amadeus e Morandi?
Morandi è strepitoso, semplicemente strepitoso. Un trascinatore. E Amadeus… l’impressione, vista dal pubblico, è che sia un professionista straordinario, una “macchina da guerra”. In ogni momento sapeva tenere la situazione.
Parliamo del “momentaccio” della prima serata: la sceneggiata di Blanco che strappa le rose. Vista da lì, che effetto ha fatto?
Direi che è stata una cosa che… è durata poco. Il pubblico ha fischiato e urlato, come certamente avrete sentito alla televisione, ma poi è passato oltre. Un minuto dopo il fatto, la cosa era già finita. Però ovviamente mi aspettavo che se ne parlasse eccome nei giorni dopo.
Due parole sulla serata finale?
Cosa potrei aggiungere? È stata bellissima, in ogni momento. Nonostante sia finita tardissimo, ribadisco quanto già detto prima: non “pesa” questa lunghezza. E al momento finale si avvertiva davvero di essere parte di un grande evento. Alla fine, penso che l’importante sia anche quello: poter dire “io c’ero”.
Per chi segue da casa, a volte si ha l’impressione che il Festival cerchi di diventare uno show che va molto al di là della musica: attualità, politica, gossip, temi sociali, costume…
Non voglio assolutamente entrare nel merito di alcuna delle questioni. Però credo che oggi il Festival si effettivamente uno show che veicola contenuti di tanti tipi, anche per pensare a fasce di pubblico molto diverse.
Come si comporta il pubblico durante le esibizioni dei cantanti? È distaccato? Partecipa?
Partecipa molto, soprattutto per gli ospiti extra-gara. Per esempio, durante la seconda serata quando sono saliti sul palco i Black Eyed Peas, tantissime persone fra il pubblico si sono alzate in piedi e si sono messe a ballare.
Per finire: come si mostra la città di Sanremo, fuori dall’Ariston, in quei giorni?
È una città che ruota attorno al Festival, lo si percepisce in ogni momento. Partecipare a questo evento è una cosa davvero particolare, credo sia una cosa che non ha molti paragoni. Non è solo uno spettacolo, ma una sorta di esperienza.