
Un grido d’aiuto, ma spesso silenzioso. Le tracce del disagio giovanile, purtroppo, sono così. Quando fanno rumore, spesso è troppo tardi. Le si legge nelle cicatrici nascoste dalle stoffe, nella magrezza ostentata come benessere, nel sorriso fotografico e nelle ore di sonno mancante. Di questo si è parlato venerdì 3 marzo nella libreria “Confabula”, attraverso due diverse esperienze. Due lenti che si sono focalizzate sullo stesso soggetto: quello del libro “Help!”, indagine nel mondo giovanile scritto dalla professoressa Alessandra Belfiore, e quello di “In cerca di Gioia”, gioco di ruolo sui temi del disagio scritto dalla psicologa dott.ssa Alessandra Costa e dal giornalista Marco Turco. A moderare l’incontro e dialogare con gli autori, il libraio Marco Picco di “Confabula” e l’avvocata Elisa Rolfi, da tempo impegnata nei progetti di “mediazione scolastica” negli Istituti scolastici.
L’emergenza, letteralmente esplosa durante e dopo la pandemia, ha radici precedenti. La “generazione Z” oggi si muove con la fragilità di un omino di vetro. Quasi incapaci di gestire la delusione e la frustrazione, pressati da una competitività che si avverte nelle Scuole, nelle Università, nelle famiglie e sui social. Un contesto in cui si avverte un estremo bisogno di empatia. Le difficoltà hanno tanti nomi: autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare, disturbi del sonno, disgregazione delle reti e dei rapporti, tentativi di suicidio. Il libro “Help!” è un’indagine approfondita nel mondo del disagio, condotta attraverso interviste a psicologi, neuropsichiatri e filosofi, nonché ad adolescenti che hanno scelto di raccontare il loro percorso. “In cerca di Gioia” è un’attività, in corso ai Licei “Vasco-Beccaria-Govone”, che utilizza il gioco di ruolo come metodologia per affrontare i temi attraverso un’esperienza immersiva che fa da stimolo per l’empatia. Davvero numeroso il pubblico che ha partecipato all’incontro, che ha posto domande sul tema, manifestando la speranza che tematiche come queste vengano approfondite, per portare alla luce le necessità dei giovani, senza gettare colpe su chi sta soffrendo.