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lunedì 09 Dicembre 2024     Accedi

Deposito rifiuti a due passi dalla Langa Unesco? il Comitato elenca le ragioni del “no”

Il nuovo gruppo: «L’impianto potrà ospitare 10 mila camion di materiale ogni anno. Noi vogliamo essere conosciuti per i vini, le nocciole, la carne e il paesaggio»

Mattia Clerico

Mentre si avvicina la Conferenza dei servizi (fissata per il 21 novembre a Cuneo) che dovrà esprimersi a favore o contro il progetto presentato dall’impresa Cement Srl, il Comitato “Clavesana dice no allo stoccaggio di rifiuti pericolosi” ha diramato un comunicato nel quale elenca le motivazioni che hanno portato oltre 300 cittadini, Associazioni e aziende del territorio ad unire le forze per opporsi all’iniziativa. Nel sito interessato, all’interno dell’area artigianale di Clavesana, spiega il Comitato che ha visionato i documenti depositati, dovrebbe nascere un impianto in grado di ospitare oltre 100 categorie di rifiuti, alcuni di essi pericolosi. “La capacità massima dell’impianto sarà di circa 200 mila tonnellate di rifiuti l’anno – si legge –. Calcolando una media di 20 tonnellate per camion, sono potenzialmente 10 mila camion all’anno. I rifiuti pericolosi saranno stoccati in un capannone di 2.000 metri quadrati, alto 11 metri. Gli altri rifiuti saranno sistemati sotto due tettoie (altri 1.500 metri quadrati) aperte sui lati e all’aria. Autorizzare questo impianto metterebbe a rischio la comunità e comprometterebbe in modo irreversibile l’immagine, la vocazione e l’economia del territorio – prosegue il Comitato –. Un territorio nelle Langhe, noto per la produzione di vino, carne di razza Piemontese, nocciole, per il Tanaro e i suoi calanchi… rischia di diventare celebre per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi. I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato sono patrimonio Unesco». Successivamente il documento spiega, punto per punto, le motivazioni del “no”.

“La salute è a rischio”
La prima motivazione riguarda la salute: “La salute è a rischio – si legge –. La lista dei rifiuti comprende sostanze altamente tossiche. Un incendio nel deposito avrebbe gravissime conseguenze per l’aria (per dispersione di fumi tossici), per il suolo e per le acque sottostanti. La quantità di rifiuti prevista genererà un importante traffico di tir”.

“Il luogo è sbagliato”
“La zona scelta è ricca di sorgenti sotterranee, è attraversata dall’acquedotto Langhe e Alpi Cuneesi (che fornisce acqua potabile a 200 mila persone), ma anche da una galleria che raccoglie l’acqua del Tanaro e la convoglia alla centrale Edison di Farigliano. Si trova in zona caratteristica per i calanchi ed è a pochi metri da quattro centri abitati: località Cascina San Giovanni, frazione Pra, frazione Tetti di Clavesana e frazione Naviante di Farigliano.

“Mette a rischio l’economica e il patrimonio della comunità”
“Ogni prodotto della terra, terreno o immobile verrà svalutato dalla vicinanza al deposito. Si allontanerà il turismo, con conseguenti perdite per l’economia generale di una zona, già provata fortemente dall’alluvione del ‘94”.

“Compromette gli sforzi, in un’area d’eccellenza”
“Siamo in zona di grandi vini, nocciole e carne bovina di razza. La Cantina Clavesana, con i suoi 200 associati, è punto di riferimento. A pochi metri si trovano due aziende alimentari e poco distanti alcune eccellenze italiane come il birrificio “Baladin” e l’azienda casearia Occelli. Il Comune di Carrù è noto in tutto il mondo per la Fiera del bue grasso e per la ristorazione. Clavesana ha un paesaggio collinare bellissimo, sul quale è nato anche il progetto turistico delle panchine giganti”.

“Non può essere monitorato in modo adeguato”
“Lo stoccaggio sarebbe gestito da una ditta che opera nel settore lavori edili, stradali, autotrasporto, cave, calcestruzzo. Gestire uno stoccaggio di questo tipo richiede un’altissima specializzazione. Oltre a controlli provinciali, regionali e nazionali, richiede un monitoraggio costante da parte dell’Amministrazione comunale. Clavesana è un Comune di piccole dimensioni, che non ha gli strumenti per svolgere questo ruolo”.

“Un dramma vissuto già vent’anni fa”
“Clavesana aveva già vissuto questa esperienza nel 1991, quando un’azienda privata aveva tentato di realizzare un progetto simile, nel medesimo sito. Allora, a seguito alla mobilitazione popolare e alla valutazione dei dati tecnici, la Regione aveva negato l’autorizzazione”.

Adesioni aperte, tutti possono far parte del Comitato
È possibile aderire al Comitato, sottoscrivendo un modulo e offrendo un contributo di 10 euro che servirà per sostenere spese legali, burocratiche e organizzative. Per informazioni scrivere a clavesanadiceno@gmail.com.


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