A Mondovicino si parla della “sensibilità chimica multipla”: «Costretti a vivere isolati per non stare male»
Vivono in una bolla. Se ne escono, senza mascherina, rischiano di avvelenarsi. Tanti medici pensano ancora sia una reazione allergica, la loro diagnosi invece a chiama “MCS”: sensibilità chimica multipla. Una malattia ancora poco conosciuta (e di cui quindi è quasi impossibile capire la reale diffusione) che consiste in una elevatissima sensibilità alle sostanze chimiche. Colpisce principalmente l’olfatto e può causare sintomi di molti tipi: eritemi o dermatiti, difficoltà respiratorie, emicranie, nausee, vomito o dissenteria, dolori articolari. Giovedì 3 ottobre se ne è parlato a Mondovicino Lab, dentro la galleria del centro commerciale, con la testimonianza di tante persone a cui è stata diagnosticata la MCS e di un medico esperto.
La condizione di isolamento che abbiamo sperimentato durante l’era-Covid, per loro è la normalità. E infatti tutti i testimoni che hanno raccontato la loro esperienza lo hanno fatto a distanza, chiusi nelle loro stanze “incontaminate”, in collegamento video. Fra questi c’è Luca Tresoldi, che da anni fa incontri con questo male: «Ricordo ancor quando l’ho scoperto – racconta –. Soffrivo da anni, e nessuno sapeva spiegarsi cosa avessi. Ero arrivato al punto di pesare 38 chili, vomitavo tutte le notti». Poi, da una ricerca su Internet, salta fuori il nome: sensibilità chimica multipla. Lui non sapeva nemmeno cosa fosse, ma i sintomi combaciavano. Ha contattato il prof. Giuseppe Genovesi (scomparso nel 2018), un medico che è andato “controcorrente” insistendo molto sul riconoscimento di questa patologia, ancora poco studiata e con un dibattito ancora in corso. Per riuscire a vivere, Luca ha dovuto traslocare in una casa lontanissima da centri abitati, in un bosco. Può mangiare pochissimi alimenti, deve stare attento a ogni cosa che tocca: niente deodoranti, niente sapone se non naturale, nessun tipo di sostanza chimica. «Quando vivevamo in condominio – racconta il padre –, dovevamo tenere tutti gli scoli dei lavandini tappati con carta, per evitare che dagli scarichi risalissero gli odori dei detersivi degli altri appartamenti. Lo facevano stare male». Luca ha realizzato una mostra fotografica, visitabile al Lab di Mondovicino fino al 20 ottobre, per sensibilizzare sul tema. Il prof. Beniamino Palmieri, chirurgo: «Il percorso diagnostico per la MCS è molto complesso: è poco conosciuta, comporta disturbi anche gravi, ma spesso viene considerata una reazione allergica oppure un problema psichiatrico». In effetti, la questione è dibattuta. Ma il malessere è un dato di fatto. Essere esageratamente sensibili alle sostanze chimiche significa anche non poter assumere farmaci di nessun tipo se non con dosi minime. Claudia Bottaccio, vicepresidente della Onlus Amici MCS: «Dalla MCS non si guarisce. La difficoltà di approccio a qualsiasi terapia è parte della nostra quotidianità. Viviamo così». In una bolla.