Sul casello “zero” un grande murales, omaggio alla ferrovia Mondovì-Bastia
L’antica ferrovia Bastia-Mondovì (chiusa dal 31 dicembre 1985) e la storica “Littorina” marrone anni ’30, rivivono in uno splendido murales, realizzato dall’artista “Fabry il pitur”, sul muro del primo casello della tratta, il casello “zero” (che prende il nome dalla numerazione chilometrica), al confine tra i territori dei due Comuni, poco dopo la stazione di Bastia. «Da qualche anno avevo questa idea in testa e ora finalmente l’ho realizzata – spiega, soddisfatto, Renato Ambrogio, proprietario del casello –. Il dipinto è un omaggio alla storia della zona e della gloriosa ferrovia, che per tutto il Novecento è stata autentico punto di riferimento per tutti coloro che dal paese dovevano raggiungere Mondovì e, da lì, anche Cuneo. Nel murales si vede la vecchia “Littorina” che arriva al casello, disegnato secondo le fattezze originali, prima della ristrutturazione. Sullo sfondo, le case della vicina borgata di Varino, mentre sull’altro lato ci sono le sbarre del passaggio a livello e l’originale cancellata della ferrovia, con una Fiat “Topolino” ferma, in attesa del passaggio del treno. Da quando ho acquistato il casello, mi sono appassionato alla storia della nostra ferrovia e ho scoperto anche particolari curiosi e interessanti – aggiunge –. Ho saputo, ad esempio, che i vecchi caselli avevano, annessa al fabbricato, una piccola stalla. Le Ferrovie infatti consentivano ai casellanti che abitavano lì di allevare una capra o una pecora, per la sussistenza dell’economia famigliare». Ferroviere in pensione e appassionato di storia locale, Aldo Clerico, che ha fornito anche alcuni consigli durante la realizzazione dell’opera, spiega il lato “più tecnico” dell’immagine: «Nel murales si vedono viaggiare due “ALn 56” Fiat. Automotrici realizzate a metà degli anni ’30 che, come dice il nome, potevano portare fino a 56 passeggeri. Per esigenze di immagine, qui sono state rappresentate in coppia, ma nella composizione originale viaggiavano quasi sempre singolarmente, anche perché le vetture non erano intercomunicanti e quindi sarebbe servito il doppio del personale. Pensate che sulla Mondovì-Bastia, ora chiusa ai viaggiatori da quasi 40 anni, all’epoca erano programmate una decina di corse ogni giorno».