Chiusa di Pesio. Debutta “Atelier Cartusia”
Annunciato nel corso della giornata di studi organizzata per celebrare gli 850 anni della presenza dalla Certosa di Pesio, ha preso corpo il progetto “Atelier Cartusia”, ovvero un laboratorio permanente dedicato al polo spirituale, con incontri e lezioni mensili che coinvolgeranno studenti e docenti universitari. Si parlerà della storia della Certosa, e in particolare delle antiche attività di produzione dei monaci. La prima giornata del progetto si è tenuta venerdì 11 ottobre, a pochi giorni di distanza dalla presentazione del volume degli atti del sopracitato convegno. Alla prima giornata di “Atelier Cartusia” hanno partecipato in qualità di relatori padre Ermanno Savarino, padre generale della Certosa; i docenti del Politecnico Daniele Regis, Daniela Ciaffi, Germana Chiusano e Federica Corrado; l’architetto Giancarlo Bravo (curatore dei restauri alla Certosa di Pesio); Maurizio Grandi, direttore de “La Torre”; Irma Beniamino, Accademia nazionale dell’agricoltura di Bologna; Roberto Olivero, esperto di macchine ad acqua del Politecnico di Torino; Arianna Tomatis, architetto del paesaggio; Arianna Ballati, “La Torre”; Matteo Ponsetti e Roberta Chiabaudo.
«”Moltiplicare i pani e i pesci” – spiega padre Ermanno – è il titolo di questo Atelier che avviene all’interno del corso universitario “Architettura, Società, Paesaggio” della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino con il prof. Daniele Regis. Questa iniziativa è il tentativo di studiare con questi quaranta studenti alcuni aspetti dell’antica produttività della Certosa. Ad esempio il mulino con tutta la filiera che ne conseguiva, la peschiera, l’apicoltura, le prassi erboristiche… Tutto quello che riguarda insomma la laboriosità dei monaci che ha fatto sì che la Certosa divenisse un punto di civiltà per il territorio. Uno sguardo al passato per ricavare nuove prospettive sul presente, che possano anche aiutare questi spazi a tornare produttivi, legandoli al territorio e rendendoli più sostenibili, in linea con l’”ora et labora” dei certosini. Questo è parte anche del nostro Dna missionario, le missioni sono sempre stati punti di riferimento, con la capacità di tirarsi su le maniche e camminare e lavorare in mezzo alla gente per migliorare il territorio». «Insieme con questi docenti e studenti si vorrebbe dare uno sguardo per scoprire le potenzialità ancora inesplorate della Certosa – conclude il padre superiore – per domani immaginare progetti che possano coinvolgere altre persone e costituire uno sviluppo significativo da quello che la Certosa è stata nei secoli passati e da quello che è oggi. Una collaborazione che rientra con quanto già intrapreso con l’Università di Firenze a maggio, in un atteggiamento di dialogo e incontro con la comunità accademica». L’Atelier proseguirà per tutto il semestre con incontri mensili.