In pensione va a vendemmiare: l’Inps gli chiede 63 mila euro. La storia in tv su Rete 4
«Sono qui per fare un appello alle istituzioni, affinché chi può attivarsi lo faccia, per rimediare a questa tremenda ingiustizia». Con queste parole, il fariglianese Romano Gaiero, si è rivolto in tv, durante la trasmissione di Rete 4 “Fuori dal coro”, al conduttore e giornalista Mario Giordano, nella puntata andata in onda mercoledì 23 ottobre. L’incubo di Romano è iniziato quattro anni fa. In tre anni, dal 2020 al 2022, Romano ha lavorato in tutto appena 15 giorni, guadagnando circa 900 euro. L'anno scorso, con una comunicazione scritta, l’Inps gli ha chiesto indietro 63 mila euro lordi, vale a dire l'equivalente di due anni e mezzo di pensione che nel frattempo ha percepito. Romano, classe 1958, è andato in pensione con “quota 100” nel 2020, dopo una vita di lavoro alla ex Ipa di Pianfei, impresa specializzata nella produzione di interni per auto. «Da quando ho ricevuto la notifica Inps, la mia vita è stata stravolta – ci aveva raccontato in un'intervista dello scorso anno –. Non ho più appetito, non riesco a dormire, ho perso l’entusiasmo e la gioia di vivere e non ho il coraggio di affrontare il futuro. Mi sono già state trattenute le ultime quattro mensilità. Come farò a restituire una cifra così importante? Dove trovo tutti questi soldi?». Secondo la legge, chi è andato in pensione con “quota 100”, fino al raggiungimento del diritto alla pensione “di vecchiaia” deve osservare il principio dell’incumulabilità di reddito di lavoro, vale a dire che può lavorare solo occasionalmente e che la retribuzione non deve superare i 5 mila euro lordi l'anno, pena appunto la restituzione dell’intera pensione. «In tutto ho guadagnato 900 euro, ben al di sotto dei 5 mila euro previsti – prosegue Romano –. Per tre anni ho aiutato il mio vicino di casa nella vendemmia, 5 o 6 giorni l’anno. Ovviamente volevamo essere in regola sia io che lui, così abbiamo stipulato un contratto di breve durata, da lavoratore dipendente». Il nodo sta proprio qui: la norma prevede che si possa lavorare restando sotto il tetto dei 5 mila euro, a patto che si tratti di lavoro occasionale autonomo, mentre non è ammesso il lavoro dipendente. Il signor Romano ha scoperto che il suo non è un caso isolato. Nel Cuneese infatti ci sarebbero numerose situazioni analoghe.
«I miei soldi sono il frutto di 40 anni di lavoro e contributi versati»
«I soldi che l’Inps mi sta chiedendo di restituire, non sono soldi che ho rubato o che qualcuno mi ha regalato. Sono il frutto di 40 anni di contributi che ho sempre versato lavorando» ha aggiunto il fariglianese durante il suo breve intervento su Rete 4. All’inizio di quest’anno, il signor Romano era già stato ospite in tv: la trasmissione “L’aria che tira”, su La7, gli aveva dedicato un particolareggiato servizio. Purtroppo, ad oggi, la situazione non è cambiata. Su di lui continua a pendere una richiesta di risarcimento di oltre 60 mila euro da parte dell’Inps, che in qualche modo dovrà cercare di restituire.
«Adesso la pensione mi arriva, ma mi arrivano anche i bollettini Inps»
Contattato dopo la trasmissione, Romano fa il punto della situazione: «Attualmente la pensione mi arriva, mi sono state bloccate solo quattro mensilità di fine 2022. Mensilmente però mi arrivano anche i “Mav”, cioè i bollettini tramite i quali l’Inps mi chiede i 63 mila euro e che per ora non sto pagando. Tramite “Inca Cigl” di Mondovì, che si sta occupando di un caso analogo, ho saputo che un primo ricorso è stato accolto, ma l’Inps è andato in appello. Non si sa quanto durerà ancora la vicenda, ma se dovesse esserci un finale positivo, lo stesso sindacato seguirà poi anche la mia pratica e quella di un’altra persona della zona, nella medesima situazione. Sembra comunque che in altre parti d’Italia i ricorsi come il mio inizino ad essere accettati: speriamo. Dal Veneto è stata anche presentata un’interrogazione parlamentare proprio sui rimborsi che spettano all’Inps in casi come il mio.