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giovedì 12 Dicembre 2024     Accedi

Torna “Res Publica”, a Mondovì si premiano esempi luminosi contro un mondo “incattivito”

res publica mondovì premiano

Marco Turco

Sono “pepite fra il fango”. Così li definisce l’Associazione che sabato 26 ottobre li premierà: «modelli di buona gestione della cosa pubblica, realistici, ma sempre più rari». È il “Premio Res Publica 2024”, un’occasione che sta raggiungendo livelli di importanza mediatica imponenti, anche se in città pochi se ne sono resi conto. L’appuntamento è sabato 26 ottobre alle ore 16 nella Chiesa della Missione.
Che l’evento sia quasi “fuori scala” per una cittadina come Mondovì, lo dicono i nomi. Ancora una volta si sfonda il tetto nazionale (nel 2022 fra i premiati c’erano il direttore della Caritas polacca, padre Marcin Iżycki, e il Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi rappresentato dal direttore Gerard Ryle, nel 2023 la street artist afghana Shamsia Hassani e il fondatore di “Plants for the Planet” Felix Finkbeiner), ma soprattutto il Premio si dimostra estremamente “sul pezzo” con un nome come quello di Stefania Battistini, inviata RAI, premiata lo scorso anno ma assente perché impegnata a Gaza, che quest’anno viene come ospite speciale proprio nel momento in cui la Russia vorrebbe arrestarla perché ha svolto il suo lavoro di reporter, assieme alla sua troupe. Un vero peccato che l’attenzione “pubblica” sembri limitata agli addetti ai lavori, non trattandosi di nomi – per così dire – “pop” (o, come si diceva una volta, “nazionalpopolari”). Il riconoscimento, simboleggiato da una scultura bronzea di Riccardo Cordero, è stato inventato da Antonio Maria Costa (ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine, economista, scrittore, saggista).

I PREMIATI
Il Premio per il comparto “Solidarietà e Inclusione” è assegnato all’Arsenale della Pace di Torino, movimento di ispirazione cristiana dedito alla pace, ai poveri e alla preghiera. “Ammirevole è lo sforzo di promuovere lo sviluppo umano affinché le persone svantaggiate possano vivere in dignità”, spiega la giuria del Premio.
Per la sezione “Diritti e Dignità delle Donne”, la giuria assegna il Premio al Centro Elman per la Pace e i Diritti umani (“Elman Peace and Human Rights Center”), con sede a Mogadiscio, Somalia. Fondata nel 1990, la Fondazione Elman promuove pace e sviluppo, per responsabilizzare le popolazioni socialmente emarginate. In particolare, la giuria riconosce all’attivista somala Ilwad Elman, responsabile dei programmi del Centro, il merito di gestire uno straordinario impianto socio-etico a costo di rischi personali.
Il premio “Difesa della Sicurezza sul Lavoro” è assegnato al giudice Raffaele Guariniello. “La protezione del lavoratore, a volte in difficili condizioni di attività, è garantita dalla Costituzione oltre che dal senso comune: eppure l’Italia registra il maggiore numero di vittime civili tra i Paesi avanzati”, commenta la giuria assegnando il premio.
Per la categoria “Pianeta e Umanità” la giuria premia la Fondazione Mae Fah Luang, fondata nel 1972 in Thailandia che assiste le minoranze etniche nel nord del Paese, che da secoli soffrono violenza e sfruttamento. Il lavoro promosso dal presidente Khun Chai (scomparso nel 2021), e poi dal figlio M.L. Dispanadda Diskul, ha portato alla distruzione delle coltivazioni di droga nel Triangolo d’oro tra Thailandia, Laos e Myanmar, dove le piante di oppio sono state sostituite da alberi da frutto.

Stefania Battistini, l’inviata RAI nel mirino di Putin per aver fatto il suo lavoro
Premiata lo scorso anno, non era potuta venire di persona perché impegnata a documentare il conflitto israelo-palestinese. Oggi Stefania Battistini, inviata RAI, è stata chiamata a intervenire a “Res Publica 2024”: un nome “caldissimo”, il suo, se consideriamo che pochissimi giorni fa il Tribunale russo ne ha ordinato l’arresto. Mosca ha chiesto all’Italia l’estradizione non solo della Battistini ma anche del suo cameraman Simone Traini, che l’anno scorso era a Mondovì a ritirare il premio. I due sono accusati di aver attraversato illegalmente il confine dall’Ucraina mentre facevano reportage nella regione di Kursk, una parte della quale è occupata dalle forze ucraine.
I due giornalisti sono stati inseriti “nella lista dei ricercati della Russia” e saranno tenuti in custodia cautelare prima di un eventuale processo in caso di estradizione, ha aggiunto il Tribunale. I due giornalisti rischiano fino a cinque anni di carcere secondo il Codice penale russo. «La richiesta russa di estradizione e l’ordine di arresto per Stefania Battistini e Simone Traini sono una provocazione inaccettabile – afferma l’Usigrai in una nota in cui chiede – una presa di posizione unanime del Governo contro questa ennesima intimidazione nei confronti dei giornalisti italiani». «Il mandato d’arresto russo contro due giornalisti Rai – ha scritto su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani – è un’ulteriore forma di persecuzione nei confronti della libertà di stampa. Il Governo italiano sarà sempre schierato a difesa del diritto a una informazione indipendente».

Ilwad Elman, l’attivista somala che lotta da anni per la pace e i diritti
Nominata “Giovane donna africana dell’anno” nel 2016 e “fra i 100 giovani africani più influenti al mondo” nel 2017, Ilwad Elman è un nome di importanza mondiale. È la direttrice dell’Elman Peace Center, una figura chiave in Somalia nel processo di pace. La guerra civile in Somalia dura da decenni: un Paese fragile e impoverito situato in una delle regioni più strategiche del mondo. I vicini Egitto ed Etiopia si contendono il controllo del corso del Nilo. In tutto il Paese, in particolare nelle regioni meridionali, i terroristi jihadisti di Al-Shabaab continuano a perseguitare e a uccidere le persone. La controffensiva lanciata dal presidente Mohamud lo scorso anno non ha ottenuto risultati significativi. Contemporaneamente è ripresa la pirateria lungo la costa orientale, complicando la navigazione nel Mar Rosso. Elman proviene da una famiglia fuggita dai massacri, cercando rifugio in Canada. All’età di 19 anni, tornata in Somalia, ha fondato l’Elman Peace Center che sostiene le vittime di violenza, in particolare donne e ragazze. Ha sviluppato programmi per il disarmo e la riabilitazione dei bambini soldato e nel 2015 ha partecipato alle discussioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’emancipazione delle donne e sul collegamento tra cambiamento climatico e conflitto. Nell’agosto 2016 Ilwad è stata nominata dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon come consigliere esperto in materia di gioventù, pace e sicurezza. Per la sua attività svolta nell’Elman Peace Center è stata nominata al Premio Nobel per la pace nel 2019.

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