Disordini nel carcere di Cuneo, la Cgil: “Aggressioni rappresentano la quotidianità”
«Non è assolutamente più accettabile che chiunque entri all’interno delle carceri per operare debba rischiare la propria incolumità, siano essi appartenenti alle forze dell’ordine o civili, educatori, contabili ma anche medici, infermieri, psicologi. Le aggressioni non rappresentano più l’eccezione ma la quotidianità». La denuncia arriva dalla coordinatrice regionale Fp Cgil del Dap (Dipartimento di amministrazione penitenziaria) Lorena Condò e dal segretario Fp Cgil Cuneo Carmelo Castello in una lettera inviata alle istituzioni a seguito dei recenti disordini avvenuti alla Casa Circondariale di Cuneo. Nella giornata di lunedì si erano verificati scontri tra detenuti di due diverse sezioni, uno dei quali aveva anche raggiunto il tetto. Vista la situazione di emergenza, in Questura era stata attivata la sala operativa per coordinare il piano di sicurezza. «Quando il lavoratore è regolarmente offeso, ingiuriato, messo in pericolo, insultato e oggetto di attacchi verbali e fisici (quali sputi, getti di acqua e urine addosso, donne regolarmente offese con insulti sessisti e con sfondo chiaramente sessuale), – si legge nella lettera della Cgil – l’escalation di aggressività cresce ogni giorno di più fino ad arrivare, come in questo caso, all’esplosione della violenza».
Nel pomeriggio di mercoledì, il segretario generale del Sappe (il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria) Donato Capece ha incontrato a Roma, in due incontri distinti, il vice capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria Lina di Domenico ed il dirigente generale del personale Massimo Parisi proprio per sollecitare urgenti provvedimenti per la realtà penitenziaria cuneese. «Nel penitenziario si è consumato un gravissimo attacco allo Stato”, dichiara Vicente Santilli, segretario Sappe per il Piemonte: “ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali e della nazione: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle istituzioni». In base al recente report presentato da Caritas Italiana nei 13 istituti penitenziari piemontesi, a fronte di una capienza regolamentare di 3.979 posti sono 4.414 i detenuti presenti. La situazione di sovraffollamento è tristemente comune anche nelle altre regioni.
Oltre agli incontri ministeriali odierni, il Sappe si rivolge anche e soprattutto al Sottosegretario alla Giustizia, il piemontese Delmastro Delle Vedove, sollecitando provvedimenti urgenti: «Urgono contromisure per prevenire gli atti violenti ai danni dei poliziotti: lo stato comatoso dei penitenziari non favorisce il trattamento verso altri utenti rispettosi delle regole né tantomeno la sicurezza". Il leader nazionale del sindacato Capece rinnova "un appello forte e chiaro per adottare misure più severe nei confronti dei detenuti violenti reputando che soggetti come questi non meritino alcun tipo di beneficio. È necessario applicare l'art. 14 bis dell'ordinamento penitenziario e fornire al personale strumento adeguato alla propria difesa: dateci in dotazione il taser, senza perdere altro prezioso tempo!».