Il ministro Calderoli: «il primo passo di questa nuova legge è rivedere la definizione di cosa sia territorio montano»

A conclusione della due giorni frabosana dedicata alle celebrazioni della giornata internazionale della montagna, il ministro Roberto Calderoli è stato intervistato dal giornalista Melis. Il suo intervento è cominciato trattando della nuova legge sulla montagna. "La prima cosa di questa nuova legge è la definizione di quello che è montano - l'esordio di Calderoli -. C’è un paradosso: il 35% del territorio italiano è montano, mentre i comuni considerati montani sono quasi il 50%. Abbiamo preso dei parametri di riferimento geografici, altitudine e pendenza. All’interno di questo inseriremo parametri economici. Ingiusto trattare Sestriere come chi fa 1500 abitanti».
«Il fondo per la montagna ha un senso se porta risorse alle zone montane. Il fondo ordinario di sviluppo della montagna. Dividerlo per 4000 è diverso che dividerlo per 2000. A me sembra un delitto che anche solo un euro vada a chi montagna non è. Ci sono tante difficoltà da risolvere, ma non con i soldi destinati alla montagna, che vanno alla montagna. Se la coperta è corta va tenuta in alto»
Il ministro poi trattato il punto relativo alle infrastrutture: «Non abbiamo risolto tutti i problemi che si potevano risolvere, abbiamo fato una legge che ha puntato a risolvere tutti i motivi dello spopolamento del territorio. Parto dai primi diritti civili e sociali a cui dovremo dare luogo a tutto il territorio italiano, senza fare cittadini di serie a e di serie b. La montagna vede spesso cittadini di serie b, a partire dalla sanitá. Abbiamo messo il raddoppio del punteggio di carriera per i medici che vanno a lavorare in montagna. C’è aumento di indennità e possibilità di avere vantaggi fiscali per chi fa mutuo o per chi affitta. Stiamo pagando, questo a ogni livello, una programmazione (per me abbastanza demenziale) di aver messo numero chiuso a medicina e oggi non abbiamo medici non solo in montagna. Però per fare un medico ci vanno 6-10 anni. Vedremo gli effetti a lungo termine»
«È assurdo che venga uno a dirti da Roma dove fare una scuola e quanti bambini debbano esserci dentro. Nella nuova legge escluderemo le scuole di montagna il dimensionamento scolastico. C’è il calo demografico? Abbiamo messo il bonus bebè che si aggiungerà a quello nazionale e quello di alcune regioni. Vuol dire finalmente aprire il tavolo per ridurre le tariffe in alcune zone dove si è in maggiore difficoltà e individuare l’avere uno sportello in più, magari da remoto, o avere un ufficio postale. Se non siamo in grado di dare queste cose allora i Comuni chiudono. Se il cittadino non ha medico, possibilità di mandare il figlio a scuola, non ha possibilità di lavoro perché deve restare in un paese?»
«Uno dei temi maggiori da affrontare è quello della garanzia delle telecomunicazioni a partire dal telefono. Banda larga o non banda larga se uno non riesce a telefonare dal mobile c'è ancora molto da fare… Abbiamo previsto copertura sia per telefonia mobile sia per discorso internet: mi spiace, ma il soggetto statale che avrebbe dovuto realizzare la banda larga dove il privato non aveva interesse a portarla non ha fatto un tubo». «In sintesi: stiamo cercando di eliminare i motivi per cui uno dalle terre alte il cittadino se ne va e dare motivi per invogliare a ritornare».
Qual è il ruolo strategico dell'innovazione in montagna? La risposta del ministro: «In questi giorni abbiamo sentito che in montagna i problemi arrivano prima che altrove e che quindi convenga anticipare le risposte. Ma non corriamo troppo: mi accontento che l'innovazione che c'è in determinate realtà si possa importare anche in montagna, già quello sarebbe un grande risultato. Alcune specificità potranno essere realizzate solo in montagna, altre no».
Sul tema delle aggregazioni territoriali il ministro ha chiarito: «andrà sistemato con il mezzo del Testo unico degli enti locali e saranno le Regioni a normare questo tema. Posso solo segnalare una cosa: ho spinto sulla ricreazione delle Province come un tempo, con l'elezione diretta di presidenti, assessori e consiglieri con delle risorse assegnate per poter svolgere le loro funzioni. Se abbiamo questa realtà è impensabile che il punto di collegamento tra lo Stato e l'ente locale passi soltanto sotto la Regione. Alcune regioni hanno tenuto tutte queste funzioni senza restituirle alle province. È evidente che sia venuto meno un punto di riferimento che poteva dare risposte a tanti Comuni, che però oggi è necessario sostituire con altre aggregazioni territoriali. Conto che tutti vogliano dare una risposta affermativa al ritorno delle province».
«Il problema della semplificazione è un tema irrisolto. Ogni giorno uno fa una legge rinviando ad altre trenta leggi e questa cosa non fa che complicare e burocratizzare. Serve semplificare la vita alla gente».
Il ministro ha poi concluso: «Ringrazio tutti quelli che sono intervenuti: sono state giornate intense di grande livello tecnico scientifico»
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