«Il Pinguino racconta una Langa autentica, dove il tempo sembra essersi fermato»

Lo scorso mercoledì pomeriggio abbiamo incontrato a Mondovì lo scrittore Orso Tosco, vincitore del prestigioso Premio Scerbanenco 2024 (tra i riconoscimenti più importante del noir italiano) e creatore del "Pinguino". Impegnato in questi giorni nella presentazione del nuovo libro, il giallo ambientato in Langa "La controra del Barolo", Orso ci ha svelato alcuni dettagli del suo ultimo lavoro, descrivendoci anche il protagonista, il suggestivo commissario Bova e il suo innamoramento per le nostre terre. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui, ospitati dalla libreria “Il Banco” di Massimo Maia, proprio a fianco della nostra redazione.
Orso Tosco, grazie per aver accettato il nostro invito. Cosa ci puoi dire del tuo ultimo libro, “La controra del Barolo”?
Intanto vi ringrazio per aver azzeccato il titolo, visto che nelle due presentazioni del libro di qualche giorno fa ho sentito dire invece la “contrada” del Barolo (ride, ndr.). Dopo aver portato in giro “L’ultimo Pinguino delle Langhe”, mi sono pinguinizzato, come si vede dal cappello che indosso, che è identico a quello del mio commissario. Proprio grazie al Pinguino, mi sono addentrato nel mondo delle “varie” Langhe, scoprendo nuovo materiale che mi ha entusiasmato, divertito e al tempo stesso atterrito, perché ci sono anche molte ombre. Questo mio secondo libro è quindi un tentativo di risarcire il territorio e le persone, di ciò che io ho idealmente “rubato” loro. “La controra” è un’avventura più serrata della prima, una corsa contro il tempo, all’interno della quale si ritrova una persona, il Pinguino, che invece è “lento” per natura.
Ma com’è questo Pinguino? Chi è il commissario Bova?
Lo chiamano il “Pinguino” non a caso. Immaginate un omone di quasi due metri, con un fisico a forma di pera, “da osteria”, che ama il cibo, il vino, la lettura e la musica. Come me, il Pinguino ama farsi nuotate fuori stagione. Quando si infila quindi in una di quelle mute da sub attillate, imbarazzanti, nere con il cappuccio, in effetti assomiglia proprio ad un gigantesco pinguino. Gualtiero Bova è entrato in Polizia perché il padre gli disse: «Nella vita fai tutto, ma non fare lo sbirro». Lui, per ribellarsi, ha fatto proprio lo sbirro e, mai se lo sarebbe immaginato, si è scoperto anche molto bravo nel suo lavoro. La carriera, dal Ponente ligure, l’ha poi portato qui, dalle vostre parti, nelle Langhe.
Nei tuoi racconti è protagonista la Langa “più autentica”, quella meno famosa, fatta ancora oggi di boschetti e noccioleti. Perché questa scelta?
Le origini della mia famiglia sono tra Marsaglia e Carrù. I miei bisnonni erano di Carrù e sono stati costretti a scappare rifugiandosi in Liguria durante la seconda guerra, quando i fascisti bruciarono la loro casa. Alcuni miei parenti gestivano il “Bar Italia”. A Marsaglia ho ancora oggi alcuni cugini. Da bambino, in estate, venivo spesso quindi in Langa. Ho ricordi bellissimi di quei tempi, di quei luoghi, di quei paesaggi. Credo che quella Langa “povera” sia rimasta autentica, vera, come era un tempo. Un luogo perfetto per il mio “Pinguino”. Ogni volta che mi addentro tra le colline scopro nuovi ambienti, conosco persone, “aggiungo un pezzo”: è una scoperta continua.
Il 15 marzo presentazione del libro a Briaglia
Ne “La controra del Barolo”, il Pinguino, che abita a Marsaglia, si muove tra le colline di Langa e il Monregalese, va alla Fiera del Bue grasso e si ferma ad acquistare in una nota salumeria di Carrù. Il libro è colmo di descrizioni e riferimenti ai luoghi “di casa nostra”. Un modo anche per far conoscere il territorio, le sue bellezze e le sue particolarità. Per cogliere al meglio ogni sfumatura e calarsi al tempo stesso in una storia appassionante, non resta che leggere il libro. Dopo aver presentato il suo ultimo lavoro lo scorso 6 marzo a Clavesana, Orso Tosco sarà di nuovo in zona con “La controra del Barolo” sabato 15 marzo, alle 15.30, in Biblioteca a Briaglia.