«Dagli scarponi alle scarpette», la storia di Mariella Repetto

Mariella Repetto, classe 1990 e una vita interamente spesa per lo sport, prima come maestra di sci, per poi, da allieva, diventare anche maestra di danza. Le stagioni scandiscono la sua vita: in inverno sulle piste (ma comunque anche lavorando in palestra) gli altri mesi in sala prove, dedicandosi anche per periodi estivi all’attività di nuoto di salvamento.
Nel frattempo è riuscita anche a laurearsi in Giurisprudenza e oggi è iscritta al Dams e alla prestigiosa “Danzaeducatore®” di Bologna.
Mariella quando è nata la passione per lo sci e quando per la danza?
Lo sci ha sempre fatto parte del mio essere, non ho un ricordo preciso di quando ho cominciato ad amarlo. Ho messo scarponi e sci in tenerissima età grazie ai miei genitori e non li ho più tolti. Per la danza, invece, ricordo benissimo che a cinque anni chiesi a mia madre di cominciare a ballare. Passavo pomeriggi interi in sala da danza, guardando mia madre (Alessandra Giovana, maestra e direttrice di “Doppie Punte” ndr) fare lezione e ad un certo punto osservare non mi bastava più.
Come sono stati i percorsi che hanno portato all’insegnamento di entrambe le discipline?
Entrambi i percorsi sono stati molto duri. Portavo avanti parallelamente due carriere completamente diverse con esigenze uguali: devozione, fatica e sacrifici. L’Accademia di danza di Londra richiedeva un fisico sottile, lo sci invece una massa muscolare importante. È stato difficile conciliare le due cose, ma gli esami all’Accademia per il riconoscimento del titolo come ballerina professionista fortunatamente sono terminati prima della selezione da maestra di sci. Quindi preso il riconoscimento tersicoreo, mi sono concentrata sullo sci. Una volta diventata maestra ho immediatamente fatto il corso per prendere la specializzazione all’insegnamento dello sci a persone con disabilità, poi sono diventata allenatrice federale di primo livello e due anni fa sono diventata allenatrice federale di secondo livello. Per la danza invece non si smette mai di crescere e di studiare, l’aggiornamento è fondamentale e deve durare tutta la vita. Quindi, tutte le volte che ne ho la possibilità vado a fare stage in giro per l’Italia.
Nel periodo Covid è arrivata anche la laurea in Giurisprudenza. Come è stato vivere questo traguardo così importante?
La laurea in Giurisprudenza è uno dei traguardi più faticosi che io abbia raggiunto. La perdita di motivazione a metà percorso mi ha mandata veramente in crisi, poi il mondo si è fermato a causa del Covid e mi sono ritrovata a fare i conti con me stessa. Avevo solo due possibilità: abbandonare gli studi o tirarmi su le maniche per concludere. Nella vita mi hanno insegnato che, quando si comincia una cosa, la si porta a termine e quindi ho messo in atto un piano di studi e sono riuscita a guadagnarmi la “corona d’alloro”. L’ho vissuta molto bene nonostante il periodo: è stato un momento di festa che ho condiviso a casa con gli affetti più vicini che ho. Me l’ero sempre immaginata diversa la mia proclamazione, con tantissimi amici e con tantissime feste. Ma devo dire che essere a casa con la mia famiglia mi ha riempito il cuore di gioia e gratitudine. Il Covid mi ha dato la possibilità di amare nuovamente il diritto. Infatti, un mese dopo la laurea, mi sono iscritta ad un Master in Diritto e Marketing sportivo che ho concluso l’anno successivo.
Ora la seconda laurea e la specializzazione in danza educativa a Bologna...
La seconda laurea la reputo ancora un tentativo. Come ho detto prima, la danza richiede un continuo aggiornamento sia fisico che accademico. Per amore di competenza, leggo libri sulla storia della danza, sul teatro educativo e sociale e saggi su progetti comunitari, tutte materie del ciclo di studi del Dams. Dunque, ho pensato che sarebbe un peccato non farmi riconoscere come titolo di studio questa passione. Il corso per “Danzaeducatore®” invece è un sogno che si realizza, un varco di speranza in questo mondo dove i rapporti sociali stanno scomparendo. Un corpo docenti con una ricchezza indescrivibile, ogni volta che torno da Bologna ringrazio di aver avuto la possibilità di frequentarlo.
Così giovane e così tanti ambiti di lavoro e di studio… Come si fa e che consigli daresti ai giovani come te?
Giovane sì, ma neanche più giovanissima. Diciamo che ho seguito le mie passioni e ne ho fatto la mia vita. Tante persone mi dicono che sono un “forza della natura” (quanta esagerazione!), mi chiedono come io faccia a fare così tante cose. La mia risposta è sempre la stessa perché sono convinta che sia così: non sono per nulla migliore degli altri, ho semplicemente tanta buona volontà. Sono tanti i consigli che vorrei dare ai giovani. Sicuramente vorrei che capissero che, se si vuole guadagnare qualcosa nella vita, se si vogliono raggiungere degli obiettivi, bisogna faticare. Non dormire perché il tempo è poco e l’esame è imminente, saltare i pasti perché la neve regge solo fino alle 15, uscire dalla sala da danza alle 2 di notte perché le prove non funzionano, ecc. Ci saranno momenti di sconforto sicuramente ma non bisogna mai mollare.
Pensi che sia più dura per le donne che intraprendono la carriera come la tua?
Per le donne è sempre più dura, per le donne giovani poi lo è ancora di più. Ma non sempre il nemico è uomo. Oltre allo stereotipo del maschio alfa che esiste ed esisterà, suppongo, per sempre, spesso l’antagonista delle donne è la donna stessa. C’è una competizione tale che il sabotaggio è sempre dietro l’angolo e questo mi lascia davvero sconcertata. Le donne possono essere davvero “crudeli”, la gelosia porta ad atteggiamenti spregevoli. Tante volte nella vita ho avuto colleghe o compagne di Università che per gelosia mi hanno messo i bastoni tra le ruote. Ho faticato di più con le donne che con gli uomini, purtroppo lo devo ammettere. E dico anche che, se non siamo noi le prime a darci una mano, il mondo non evolverà.
Progetti futuri?
I progetti futuri sono tanti, ogni giorno ne penso uno nuovo. Un desiderio sicuramente è la terza laurea, ammesso che riesca a terminare la seconda ovviamente. Un sogno che ho nel cassetto da parecchi anni è quello di scrivere un libro. Sì, mi piacerebbe davvero molto cominciare a scrivere.