
È andata in onda questa sera su Italia 1 la prima puntata de “Le Iene” girata a Mondovì da Luigi Pelazza e dedicata al caso dell’omicidio di Alban Gropcaj, un delitto apparentemente «senza movente». Il servizio tv, da 12 minuti, si può rivedere online su Mediaset Infinity (clicca qui). La vicenda, che come giornale abbiamo seguito a lungo in questi anni, rappresenta tuttora un mistero. Alban lavorava come operaio alla carpenteria “Azzurro” e venne ucciso da tre colpi d’arma da fuoco in Brasile, vicino a Fortaleza, nel 2019. Aveva solo 28 anni. Si trovava all’estero in compagnia del suo datore di lavoro, entrambi erano di rientro dopo una cena in un ristorante italiano del posto. La loro auto venne affiancata da una moto e Alban fu raggiunto da tre colpi. La Procura brasiliana ha poi accusato lo stesso imprenditore presso cui il giovane lavorava, Guido Bertola, e una cittadina brasiliana residente nel Monregalese, S.H.S.R., di essere i mandanti del delitto. La versione della rapina andata a male non ha convinto del tutto nemmeno i famigliari di Alban, in particolare il fratello Ilir e la moglie, che sono stati intervistati a Milano dalle telecamere Mediaset. Nel servizio è comparso anche lo stesso Bertola, che, sollecitato telefonicamente, ha accettato di farsi intervistare alla presenza di un legale (lo spezzone andrà in onda poi nella prossima puntata di martedì 1° aprile).
Figura chiave nell'inchiesta è il fratello di S.H.S.R, che rivestiva il ruolo di custode nella casa che Bertola aveva in Brasile. È stato proprio il custode infatti a indicare alla Polizia la sorella e l'imprenditore monregalese come i mandanti dell'omicidio. Seconda la sua versione, l'esecutore materiale era un altro brasiliano, di nome Romario, loro nipote. Quest'ultimo non può più rispondere delle accuse in quanto è morto, assassinato, due anni fa. Ma è davvero l'omicida? E perché il custode avrebbe cambiato versione tre volte?
«Per noi la questione non finisce qui», riferisce Luigi Pelazza. «Ci stiamo organizzando per andare in Brasile, parlare direttamente con la Polizia e vedere dal vivo il luogo dell’omicidio. Le domande a cui dare risposta sono tante». Intanto, c’è il fronte giudiziario. A Caucaia, nello Stato di Cearà, il processo si aprirà a maggio. Il caso inizialmente era stato sdoppiato per i due imputati, ora – fa sapere il Ministero della Giustizia brasiliano – «considerato che entrambi i procedimenti si trovano nella stessa fase, pronti per l’istruzione penale, e che trattano gli stessi fatti, devono svolgersi congiuntamente». Entrambi sono accusati di “omicidio qualificato”, per cui è prevista una pena dai 12 a 30 anni di reclusione.