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mercoledì 30 Aprile 2025     Accedi

C’è anche un po’ di Mondovì nelle vittorie della regina delle nevi Federica Brignone

Ottavio Colombo, che negli ’80 inventò lo “Ski Master”, aiutò la campionessa in un test in Valle d’Aosta. A 34 anni la fuoriclasse valdostana ha vissuto una stagione sportiva trionfale
Federica Brignone Ottavio Colombo

Marco Volpe

La bacheca dei trofei della campionessa di sci Federica Brignone ormai è piena zeppa e rischia di scoppiare. Problemi che ogni grande atleta vorrebbe avere! L'ultima coppa del mondo assoluta, appena conquistata dopo una stagione 2024-2025 a dir poco esaltante, va a far compagnia a quella del 2020 e alle varie Coppe di specialità e alle medaglie olimpiche e mondiali. Ma come si fa a diventare una campionessa? Quanti allenamenti, accorgimenti e studi ci sono, dietro una coppa o una medaglia? Tanti. Ne sa sicuramente qualcosa il direttore tecnico dello sci alpino femminile italiano, il frabosano Gianluca Rulfi, ma un altro pezzo di storia della fuoriclasse valdostana passa anche da Mondovì. Merito di Ottavio Colombo, l’uomo che negli anni ’80 inventò e portò alla ribalta nazionale lo “Ski Master”, macchina per allenare gli sciatori. Nel luglio 2017, a La Salle in Valle d'Aosta, paese natale di Federica Brignone, già affermata protagonista dello sci alpino internazionale, fu organizzata una sessione tecnica per analizzare e perfezionare la postura e il gesto atletico della campionessa. All'iniziativa parteciparono anche alcuni monregalesi, con l'obiettivo di supportare l'organizzazione delle attrezzature: Corrado Colombo, figlio di Ottavio, ingegnere che si è occupato della parte informatica, Sergio Barattero e Michele Avico.

«Federica era una sciatrice con enormi potenzialità: aveva già vinto molte gare, ma non era ancora “esplosa” in Coppa del Mondo. Lei e il suo preparatore atletico, Federico Colli, volevano effettuare un test col mio metodo per verificare se ci fosse qualche problema nel posizionamento – spiega Ottavio Colombo –. Il test evidenziò alcune carenze, in particolare sul lato sinistro, portando alla definizione di alcuni suggerimenti da implementare negli allenamenti che avrebbero potuta aiutarla a ridurre i punti deboli e, perché no, allungarle la vita sportiva. Federica da quel momento ha continuato la sua straordinaria carriera con una serie di successi che sembrano non conoscere sosta: vittorie in Coppa del Mondo, medaglie olimpiche e mondiali, dimostrando una longevità sportiva eccezionale, anche oggi, a 34 anni. Ci piace pensare che, in quelle vittorie, ci sia anche una piccola traccia del lavoro fatto insieme in quell'estate. Un frammento di Mondovì sulla neve del mondo».

Il test con lo “SkiMast”

L’anello di congiunzione tra la campionessa e Mondovì – ricordava lo stesso Colombo nel 2022 dopo l’argento olimpico a Pechino di Federica –, tra la Brignone e Colombo, si chiama Stefano Dalmasso: sciatore di Limone, ex istruttore di “Ski Master”, negli anni ’80 fu l’allenatore di Ninna Quario, già campionessa di sci e madre di Federica. Si ricordava del “metodo Colombo”, che nel 1992 era stato usato anche dalla sciatrice Carole Merle, e suggerì alla Quario di provare a effettuare il test con sua figlia. Lo “SkiMast” (sigla che sta per “Metodo per Allenare le Simmetrie nella Tecnica”) consente di esaminare eventuali difetti nella postura

«Durante l'analisi, notai alcune asimmetrie. Federica mi spiegò che quel gesto era ormai consolidato, sebbene le avesse comunque permesso di ottenere ottimi risultati in gara. Le consigliai di dedicare più tempo e attenzione al miglioramento dell’arto sinistro, proponendole esercizi specifici per aumentare la propriocezione e il controllo motorio. Le spiegai che il miglioramento avrebbe richiesto tempo e dedizione, ma che sarebbe stato possibile raggiungere una capacità psicomotoria vicina a quella dell’arto destro, superando la naturale differenza fisiologica tra lato destro e sinistro, simile a quella che si riscontra anche nelle mani. Federica mi confidò che la corsa era per lei un’attività particolarmente gradita, che praticava frequentemente e con regolarità. Le suggerii di sfruttare la corsa come occasione per migliorare la padronanza dell’arto sinistro. Indicai strategie e comportamenti specifici da adottare durante l’allenamento per rendere questo esercizio efficace utilizzando proficuamente il tempo che già dedicava alla corsa».


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