Follia Trump: i nuovi dazi Usa preoccupano i produttori di vino di Langa

I nuovi dazi dell’America di Trump colpiscono anche il comparto vino e preoccupano giustamente i tanti viticoltori di Langa, che finora hanno investito parecchio nel mercato Usa, forti di una richiesta e di un apprezzamento in costante ascesa negli ultimi anni. Alla Fiera “Vinitaly” di Verona, Coldiretti ha organizzato iniziative e incontri, mettendo appunto al centro del dibattito gli aumenti del 20% sull’import americano, voluti dal presidente. «A pochi giorni dall'entrata in vigore dei dazi aggiuntivi, si registrano già i primi effetti per i produttori di vino italiani, con la richiesta degli importatori statunitensi di abbassare i prezzi, per aiutarli a compensare l'aggravio tariffario ed evitare di dover rinunciare alle quote di mercato acquisite – spiega il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada –. Le richieste alle aziende italiane di "venirsi incontro" restringerebbero i margini di guadagno dei nostri vitivinicoltori, già messi a dura prova dai rincari dei costi di produzione legati alla difficile situazione internazionale. Il pericolo per il nostro vino è quello di perdere, oltre alle vendite, anche quote di mercato e posizionamento sugli scaffali, conquistati con anni di impegno, a vantaggio di prodotti argentini, cileni o di altri Paesi meno colpiti dalle scelte di Trump». In provincia di Cuneo – ricorda Coldiretti – il comparto vino conta ben 6.500 imprese, 16.800 ettari di superficie vitata e una produzione di quasi 1 milione di ettolitri, pari a circa 100 milioni di bottiglie all'anno, perlopiù a marchio Doc e Docg.
Anna Maria Abbona: «Il mercato Usa non rinuncerà alla qualità dei vini italiani»
Sul tema scottante dei dazi, per Anna Maria Abbona, produttrice fariglianese dell’omonima azienda agricola, per tanti anni anche alla guida della “Bottega del vino Dogliani Docg”, contattata mentre si trova a Verona per il salone Vinitaly «È un po’ presto per sapere con certezza cosa succederà con il mercato Usa. Il Governo probabilmente prenderà qualche provvedimento nei prossimi giorni. Nel frattempo però non mi sembra che ci siano troppe preoccupazioni. Il mercato Usa non rinuncerà alla qualità dei vini italiani e credo che specialmente sui vini di fascia medio alta non dovrebbero esserci grandi problemi. Vedremo, nel frattempo qui, al Vinitaly, c'è il solito fermento».
Elena Gillardi: «Pura follia, il comparto vino non dovrà cedere al ricatto»
Elena Gillardi, giovane produttrice di un’altra tra le più apprezzate cantine sulle colline di Farigliano aggiunge: «Siamo alla follia. È incredibile che i dazi siano stati applicati realmente. Sembra di essere in un brutto sogno. Non ci capacitiamo come, nel mondo d'oggi, si possa assistere ad un così anacronistico cambio di rotta, per quanto riguarda il commercio e l'economia. Porre barriere al libero mercato, paletti ragionati semplicemente sulla base di antipatie o simpatie tra Stati suona più come un ricatto fine a sé stesso che non come un piano strategico mirato alla salute economica dei Paesi. Il comparto vino non dovrà cedere al ricatto. Le eccellenze italiane non dovranno svendersi all'America, seppur alcune tendenze già adesso portino a giocare al ribasso pur di continuare ad essere presenti. Soluzioni: nuovi mercati, pazienza e reingresso, più forti di prima. Tutto torna. Questa sarà solo una parentesi brutta, molto brutta».
Alessio Chiavarino: «C’è preoccupazione, ma avremo logiche diverse e scenari nuovi»
Così Alessio Chiavarino, direttore di Cantina Clavesana. «Tra i produttori di vino si percepisce una normale preoccupazione: i dazi al 20% non aiutano in un periodo in cui il consumatore è sempre più attento, da noi come negli Stati Uniti, alle dinamiche del prezzo. Questo è un fattore di preoccupazione. Dall’altro lato va detto che, per quanto riguarda le presenze, per lo meno in questi giorni di Vinitaly a Verona, l’interesse degli americani verso i nostri vini è molto alto. Abbiamo incontrato in questi giorni tantissimi importatori. Cambieranno certamente alcune logiche e bisognerà far fronte a nuovi scenari, ma la volontà di collaborazione resta e l’appeal del vino piemontese e delle Langhe non è diminuito».
Sergio Germano: «Nessuno vuole distruggere 30 anni di lavoro negli States»
Per Sergio Germano, presidente del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani: «L’entità dei dazi genera un aumento significativo anche per la categoria dei vini di lusso. Noi, come Langhe, abbiamo un posizionamento di un certo tipo. Il mercato, in questi anni, si è allargato parecchio e c’è una vasta scelta di tanti paesi che hanno iniziato ad apprezzare i nostri prodotti, senza doverci sentire legati unilateralmente a uno solo. Nessuno di noi vuole distruggere 30 anni di lavoro negli Usa, continueremo a portare avanti iniziative di promozione, come quella di un paio di settimane fa Texas. Intanto pensiamo alle iniziative per tamponare il momento e aspettiamo l’evolversi della crisi».