Liste di attesa: «In Asl CN1 ci mancano 60 medici e 140 infermieri»

All'Asl CN1 mancano 60 medici e 140 infermieri. Sono i dati che ha sciorinato oggi Giuseppe Guerra, direttore generale Asl, al convegno sulla sanità monregalese-cebana che si è tenuto oggi a Mondovì dal PD monregalese. «Le case di comunità, se ci sono i soldi per farle , si possono anche aumentare - ha detto Guerra -: ma se poi non ci sono medici e infermieri... serve a poco». Ed ecco la ragione per cui le liste di attesa sono un problema grosso. Un problema "che non si risolve da solo", né tantomeno dall’oggi al domani. Un paradosso, per una Asl che - dice il direttore - nel 2024 ha aumentato la produzione, insomma le prestazioni, ma che di conseguenza ha aumentato i costi e i debiti. Tra i risultati quasi assurdi c’è quello della TAC mobile, piazzata a fianco dell’ospedale di Mondovì… senza che ci siano abbastanza tecnici di Radiologia per poter tenere attive due TAC. Guerra: «Li abbiamo cercati ovunque, uno a uno. Alcuni non ci hanno nemmeno risposto. Vanno a lavorare nel privato, dove guadagnano quattro volte tanto. Ma dove, guarda caso, fanno molte più prestazioni all'ora... perché sono pagati a prestazione». Per riuscire a ridurre le liste di attesa, Asl è ricorsa alle prestazioni nei weekend: pagando, si intende.
E poi c’è il tema dei medici di medicina generale, insomma i medici di base. Quelli che una volta si chiamavano “medici di famiglia” o "medico della mutua”: sono sempre meno, anno dopo anno, soprattutto nei piccoli paesi di valle. Il dr Enrico Ferreri, medico e candidato alle ultime elezioni, ha ribadito: «La carenza dei MMG è il nodo su cui ci si deve concentrare». Il presidente del Comitato dei sindaci del Distretto, Franco Bosio: «È un argomento che spaventa noi sindaci - ha detto -, perché è un servizio essenziale radicato sul territorio». Guido Chiesa, coordinatore del Tavolo sanità del PD: «Il medico di base dovrebbe essere l’anello intermedio prima dell’ospedale. Invece oggi la gente va direttamente al Pronto soccorso: col risultato che i DEA sono intasati per metà di codici bianchi e verdi. L’assistenza territoriale oggi non risponde più ai bisogni dei cittadini». E sulle case di comunità: «I cittadini non hanno chiaro cosa siano, e questo è il grosso punto debole della riforma. I medici di medicina generale sbagliano a opporsi: le case di comunità garantiscono i servizi che oggi un singolo medico magari non può soddisfare. Non sono “in concorrenza” con le aggregazioni territoriali: sono gli stessi MMG a dire che si o oberati dal lavoro». Nell’Asl CN1 sono previste 9 “case di comunità HUB” di cui una a Mondovì, una a Ceva e una Dogliani (a fronte di 83 mila abitanti), più le “spoke” a Carrù, Monesiglio e Ormea. E un “ospedale di comunità” a Ceva. «I lavori stanno andando bene - dice Guerra - ma per via dell'antisismica i tempi saranno più lunghi: temo non finiranno a giugno 2026». A Mondovì la Casa di comunità si farà in via Torino nella palazzina dove c'era, fino a poche settimane fa, la Medicina legale e il SERD: e anche per questo lavoro i tempi non saranno semplici.
L’invecchiamento della popolazione rende questo tipo di servizi sempre più essenziale. Ferreri: «Case di comunità e Ospedali di comunità vanno contestualizzati nel territorio: sono certamente positivi in città… ma nelle vallate servono medici che tengano aperti gli ambulatori. Andrebbero incentivati anche questi».
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