L’assessore regionale Bongioanni: «Dolcetto o Dogliani? Affiancarli crea confusione»

«Per valorizzare ancora di più e meglio lo storico vitigno di questa parte di Langa, serve una forte operazione di marketing. Per prima cosa è necessario fare chiarezza: vogliamo usare il nome “Dolcetto” o il nome “Dogliani”? Affiancare le due diciture crea confusione e disperde risorse. I produttori devono decidere su quale dei due puntare, ma lo devono fare velocemente. Sono chiamati a tracciare la rotta, tutti insieme. Una volta deciso chi siamo e dove vogliamo andare, vi assicuro che la Regione sarà presente al vostro fianco». Con queste parole, l’assessore regionale all’agricoltura, Paolo Bongioanni, è intervenuto al convegno “Dogliani Docg - Confronto su nuove prospettive di promozione”, andato in scena venerdì 30 maggio nella sala del Consiglio comunale di Dogliani, alla presenza di numerosi produttori di zona e delle Associazioni di categoria. Lo stesso concetto era stato anticipato, in precedenza, anche dall’assessore comunale Carlo Gabetti, che aveva spiegato: «Con il “Dogliani Docg” finora non sono arrivati i risultati che ci si attendeva al momento del “cambio di nome”, in termini di promozione. Serve che le uve riacquistino maggior valore, perché oggi chi conferisce e non produce il vino direttamente rischia di non coprire neanche i costi di produzione».
«Nel mondo associamo il marchio “Piemonte” a un vino buono»
«Scriviamo “Piemonte” sull’etichetta del “Dogliani” – ha proposto poi Bongioanni –. Serve cambiare il disciplinare, ma sono convinto che associare il nome della nostra Regione ad un prodotto d’eccellenza che raggiunge ormai ogni parte del mondo, sia un’idea vincente. In Cina, in America, in Australia, milioni di persone prenderanno in mano una bottiglia con scritto “Piemonte”, la assaggeranno e ne apprezzeranno il contenuto. Quasi sicuramente non sapranno neanche cosa significa quella parola, ma gli resterà impresso il prodotto d’eccellenza e, a poco a poco, scopriranno anche il Piemonte».
Chionetti: «Il Dogliani manda avanti le nostre famiglie»
Il vicepresidente della “Bottega del vino Dogliani Docg” e storico produttore doglianese, Nicola Chionetti, ha introdotto i presenti alla tavola rotonda, nei panni di moderatore-addetto ai lavori, aggiungendo: «Il “Dogliani” ha le sue problematiche, ma gli stessi ostacoli riguardano il Dolcetto delle Langhe in generale. Nonostante le molte sfide, la maggior parte della superficie vitata del Doglianese resta comunque coltivata a “Dogliani”: segno di un vino che è espressione forte dell’identità del territorio. Le nostre famiglie si basano ancora in gran parte sull’economia del “Dogliani Docg”. Abbiamo un grande vino, di alto livello, ma che si è dimostrato più “delicato” in relazione ai cambiamenti climatici, rispetto ad altre tipologie. Pongo l’attenzione inoltre anche sul disciplinare “Langhe”, nato non come scelta primaria, ma ora in grande espansione. Sono convinto che nella promozione la spinta debba arrivare dai produttori, che sono uniti e consapevoli delle criticità, ma che devono lavorare in sinergia con tutti gli attori coinvolti: dalle istituzioni ai Consorzi di tutela». Sul tema della futura valorizzazione del “Dogliani” sono poi intervenuti anche due tecnici della Regione Piemonte, i referenti di Coldiretti, Confragricoltura e Cia, Giovanni Bracco e Alessio Marenini, per le Cantine sociali di Clavesana e di Dogliani, la presidente della “Bottega del vino”, Nicoletta Bocca, il presidente del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Langhe Alba e Dogliani, Sergio Germano, e il produttore Attilio Pecchenino.
Carenza idrica: «Non pensavamo di dover irrigare i vigneti»
Giacomo Ballari, presidente di Fondazione Agrion: «Per il futuro non solo del Dogliani Docg, ma di tutti i vini, sarà sempre più importante in futuro riuscire a trattenere l’acqua, per poi poterla usare gradualmente nei periodi di siccità. In Piemonte non siamo preparati a gestire la carenza d’acqua. Non abbiamo mai pensato di irrigare i vigneti, ma ora le cose sono cambiate. In cantina, sempre più spesso, arrivano uve che non sono maturate a causa della carenza d’acqua. I “sorì” storici, esposti a sud, stanno scomparendo per il troppo caldo, mentre le superfici meno assolate sono più promettenti». Sulla stessa linea d’onda, per quanto riguarda la carenza idrica, anche l’assessore Bongioanni, che ha auspicato la costruzione di mini invasi tra le colline delle Langhe.
Il sindaco: «L’agrivoltaico non rovini le nostre belle colline»
Il sindaco Claudio Raviola ha introdotto un ulteriore argomento di riflessione: «Una buona promozione, parte dal territorio – ha detto –. La “confezione” del “Dogliani” sono il nostro paesaggio, le nostre colline magnifiche. Non possiamo permettere che vengano rovinate dalle tendenze del momento, che tolgono spazio ad aree vocate all’agricoltura. Non riesco neanche ad immaginare i nostri vitigni all’ombra di un impianto agrivoltaico. Facciamo sì che le nostre colline non diventino mai un grande campo fotovoltaico».