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«Mio padre e la grande, indimenticabile “Madonna Lesina” del 1938»

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«Sono il figlio del “Brusch”, vi ho portato il vestito». «Grazie! Quante risate ci siamo fatti con tuo papà!». Tempo di consegnare il nuovo abito, fasciato in un morbido pezzo di stoffa nero, incassare il dovuto e poi via, in un fruscio di pedali, verso una nuova destinazione, sulla bicicletta che, ironia della sorte, sarebbe diventata un’altra grande passione della sua vita. Il roccafortese d’adozione Gino Borello oggi ha sessantasei anni, eppure ancora ricorda bene quel periodo trascorso da ragazzino, a svolgere il compito di fattorino per il padre, noto sarto bovesano. Angelo “Brusch” Borello che era un’istituzione a Boves, e non solo per il lavoro di ago e filo. Eppure poco o nulla il figlio ne sapeva da bambino. Il padre lo aveva avuto in età ormai piuttosto avanzata, e con lui c’era un rapporto di distacco, formale, un legame filiale d’altri tempi. La curiosità di scoprire cosa ci...

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