Prudenza, rigore e buon senso: sono queste le parole d'ordine usate da Alberto Cirio. «Un'ordinanza che riduce le occasioni di assembramento con regole generali per tutto il Piemonte, e che i sindaci potranno integrare con misure puntuali, "chirurgiche", maggiormente specifiche per i loro territori». Così il governatore del Piemonte ha presentato la nuova ordinanza del 20 ottobre. Un giro di vite sulle norme anti contagio: centri commerciali chiusi nel fine settimana, Scuole superiori col 50% di classi a casa in didattica a distanza.
SCUOLA
Da lunedì 26 ottobre le Scuole Superiori del Piemonte devono attivare forme di didattica a distanza, alleggerendo del 50% la presenza in aula, nelle classi dalle seconde alle quinte (quindi, escluse le prime). Questo per ridurre gli afflussi sui mezzi di trasporto, vero nodo irrisolto fino a oggi: «Il problema non è il contagio nelle scuole - ha detto Cirio -, dove le distanze sono rispettate, bensì i pullman, i bus e i tram». Una "didattica mista" che le scuole potrebbero adottare in "orizzontale", alternando le classi in presenza (es: per una settimana le classi seconde e terze saranno a scuola, le quarte e le quinte saranno a casa in DAD, e per la settimana seguente viceversa). nessun provvedimento invece per Primaria, le Elementari, e Secondaria inferiore, le Medie. «Questo- aggiunge Cirio - nel rispetto dell'autonomia dei singoli Istituti. In questo modo ogni giorno avremo circa 75 mila ragazzi in meno sui mezzi di trasporto». Questo obbligo dura un mese, con possibilità di intervenire in caso la situazione cambiasse.
CENTRI COMMERCIALI
I centri commerciali, le grandi superfici di vendita, saranno chiuse nei fine settimana, sabato e domenica, tranne che per la parte alimentare. Cirio: «È assolutamente necessario ridurre gli assembramenti. Si torna al divieto di mesi fa».
LE ALTRE NORME
Restano poi le altre regole del DPCM e dell'ordinanza di pochi giorni fa: divieto di vendita di alcolici da asporto dopo le 21, chiusura di bar e ristoranti alle 24, obbligo di servire solo al tavolo a partire dalle 18 e tavoli da massimo 6 posti. Ferma restando la premessa: nelle mani dei sindaci la possibilità (e la responsabilità) di prendere misure più restrittive. Cirio: «La ratio di questa norma è quella di porre in essere una situazione uguale per tutti, onde evitare un peggioramento che porti a un nuovo lockdown. Sappiamo bene che il virus oggi non sta avendo gli effetti di mesi fa: le terapie intensive crescono poco, i dati degli ospedali dicono che i ricoveri spesso non sono gravi: sintomatici, malati, ma a cui basta la mascherina per la respirazione. Abbiamo tanti asintomatici. Ma proprio per questo non vogliamo che la situazione peggiori e torni a essere grave. Oggi non lo è: facciamo in modo che non lo diventi».
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