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Roberta Poggio fa il suo debutto letterario con "Onora il figlio"

Una storia corale in un paese immaginario (ma non troppo), l'autrice, che a Mondovì ha lasciato il cuore, ci racconta il suo romanzo d'esordio

 Roberta Poggio fa il suo debutto letterario con "Onora il figlio"

L'autrice Roberta Poggio presenta "Onora il figlio" (Arkadia editore")

 

 

C'è di mezzo un paesino immaginario ma reale (Follero), una chiesa demolita, due donne - stesso nome e stesso cognome ma senza apparenti legami - che muoiono lo stesso giorno ma in città diverse, ci sono tre livelli temporali (2011, 1969 e 1929) e un anatema. Una saga familiare, che è però la storia di un paesino rurale capace con i suoi personaggi di toccare tante realtà d'Italia.

 

Si chiama "Onora il figlio" (Arkadia editore per la collana "Senza Rotta") e segna il debutto letterario di Roberta Poggio, anche se per lei la scrittura c'è sempre stata. Nella vita professionale e non. Chi è Roberta? Genovese d'origine, torinese di residenza e tante altre etichette. Per un po' anche monregalese, seguendo le orme del marito Ambrosino Tala, comandante della locale Compagnia dei Carabinieri dal 2018 al 2023. Ma prima ha studiato regia a Roma e lavorato come traduttrice, adattatrice di dialoghi per il doppiaggio, redattrice di testi per pubblicazioni a fascicoli e anche curatrice dell’edizione italiana di molti manga. A settembre uscirà poi con "Avevi ragione, mamma", novella dal tratto horror, per Eris edizioni.

È più difficile invece incasellare in un sol genere "Onora il figlio". «L’ambientazione è ispirata a un paese reale della Sardegna rurale, una terra che frequento spesso e a cui mi sento molto legata. È un legame che si aggiunge alle mie radici liguri, tra Genova e l’entroterra imperiese», ci svela l'autrice.

 

«Lo spunto è nato da un fatto realmente accaduto in quel paese: la demolizione di una chiesa storica. Mi sono chiesta quanto dev’esser stato difficile per la comunità affrontare la perdita di una tradizione così radicata e quale impatto emotivo possa aver avuto. Il titolo "Onora il figlio" nasce da una battuta di un personaggio secondario e racchiude l’idea di fiducia e rispetto verso le nuove generazioni. Credo che solo così ognuno possa realizzare davvero se stesso, che è poi il modo migliore per onorare e rispettare chi lo ha messo al mondo».

 

 

La pubblicazione

 

«Quando ho saputo che il libro sarebbe stato pubblicato, mi sono emozionata. Credo che sia una sensazione comune a tutti gli scrittori: ci si sente esposti. Ho ricevuto reazioni positive, più di quanto mi aspettassi. Ho fatto leggere il romanzo a persone di generazioni diverse e molti l'hanno "capito". Mi ha stupito il fatto che, in privato, diversi conoscenti mi hanno scritto per condividere le loro impressioni e per parlarne. Sostanzialmente, si tratta di una storia corale: tante voci, anche di chi si è allontanato dal paese, tutte legate dal filo conduttore della tradizione e delle origini».

 

Mondovì nel cuore

 

«Sono innamorata della città: Piazza, Breo... mi hanno fatto ritrovare il senso di comunità di "paese" e mi hanno permesso di scoprire nuove tradizioni. Ho partecipato anche a eventi importanti, come Illustrada, un vero fiore all'occhiello che unisce cultura e bellezza. Io credo che se ami la cultura, non puó non piacerti una città come Mondovì».

 

Le chiediamo, in chiusura, che cosa è per lei la scrittura. «Nasce dallo sguardo, è un particolare modo di vedere le cose che spesso restano invisibili, e da lì nasce l’urgenza di comunicarle. La prima scintilla è sempre un dettaglio che colpisce l’occhio e si trasforma in parole. È un'esigenza».

 

 

 

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