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Anime lattine: si separano i Coma_Cose, fine di una favola pop

Il duo formato da Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano ha annunciato la loro separazione. Finisce un progetto musicale che, in quasi dieci anni, ha segnato il panorama musicale italiano

La fine di una favola pop: si separano i Coma_Cose

Per il mondo della musica e, perchè no, del costume è finita una favola: quella dei Coma_Cose, il duo pop formato da Fausto Zanardelli (Lama) e Francesca Mesiano (California). Due cantanti, tra pop e rap, tra indie e mainstream e tra vita privata e arte.

Già perché i Coma_Cose sono stati un'affiatatissima coppia anche nella vita e, in qualche modo, la loro parabola musicale è corsa parallela al loro legame, tanto da generare dei puntuali rimandi; come quando annunciarono il loro matrimonio a latere del festival di Sanremo del 2023, presentando la canzone "L'addio".

Dei Coma_Cose Culture Club 51 ha avuto l'opportunità di seguire tutta la parabola fin dal principio, Fin da quella mitica 2ª edizione del festival Artico di Bra dove il duo, reduce dall'Ep "Inverno Ticinese" aveva presentato alcuni brani contenuti anche nel successivo Ep "Fondamenta". Il primo album "Hype Aura" era ancora di là da venire.

Allora i Coma_Cose erano uno dei nomi emergenti nello scenario indie, proponevano un curioso pop elettronico, che strizzava l'occhio all'hip hop, ma con una forte influenza del cantautorato di quei tempi.

I loro pezzi spaziavano tra il racconto degli scenari suburbani di Milano, un certo gusto per tratteggio surreale e i calembour, un citazionismo nobile, da Lucio Battisti (Anima Lattina) a Francesco De Gregori ("dolce venere di Rimmel" in "Pakistan").

Gli arrangiamenti, trattati con un certo gusto per il sound elettronico retrò, si compongono di campionamenti e vocalizzi, usati in funzione ritmica.

I giochi di parole, in quel momento, erano uno stilema piuttosto frequentato nella scena: ne è un esempio la scrittura dei Pinguini Tattici Nucleari, che in quegli anni si dibattevano anche loro tra i concerti del circuito indipendente ("Irene" è del 2017 e anche loro si videro nelle nostre zone nel 2018: erano nella line up del "Balla coi cinghiali" di Vinadio, reduci da "Gioventù Brucata").

Ancora, la canzone vincitrice di Sanremo 2017 era stata "Occidentali's karma" di Francesco Gabbani, anche questo pezzo ironico, che si divertiva a fare giocoleria tra l'alto e il basso, tra l'accademia e il costume. Insomma, in qualche modo c'era la voglia di giocare con i riferimenti alti con ironia, come nel Franco Battiato più celebre, ma anche quello di fare leva su un retroterra generazionale. 

Sul palco di Bra, ad Artico, con le basi e un batterista dal vivo Lama e California proposero un set con una decina di pezzi, i primi: il set fu accolto con calore dal pubblico, che invase il palco sulla finale "Post Concerto", per danzare con gli artisti. La prima volta che accadeva, come ci raccontarono loro, raggianti, nel backstage. C'erano "belle vibes" quella sera a Bra, forse la sensazione che, dopo tanta gavetta, le cose iniziassero a girare per il verso giusto.

Con l'approdo al mainstream il progetto ha poi dovuto trovare una nuova declinazione, orientandosi verso una narrazione meno generale maggiormente orientata a una narrazione di storie.

È cominciata così un'adesione sempre più forte tra il progetto musicale e la storia personale dei due musicisti, compagni anche nella vita. Dal 2016, anno di fondazione del progetto, i Coma_Cose hanno firmato quattro album.

Per tre volte, la partecipazione al festival di Sanremo ha in qualche modo, oltre a presentare la nuova produzione, marcato una direzione sempre più pop nel progetto. Nel 2021 "Nostralgia" portava in dote "Fiamme negli occhi", con cui si presentarono al grande pubblico italiano e fin da subito conquistarono anche con i loro personaggi e la loro storia d'amore.

Nel 2023 "L'addio" si aggiunse al terzo album in studio, pubblicato l'anno prima "Un meraviglioso modo di salvarsi", raccontando la storia di una crisi superata.

Infine, i "Cuoricini" del Festival 2025 forse non hanno centrato un risultato clamoroso nella classifica sanremese (la canzone si è piazzata al decimo posto) ma ha sicuramente fatto breccia in radio, diventando un tormentone che ha imperversato nel corso della primavera e dell'estate. Ha sorpreso però la virata verso un sound decisamente nostalgico-discotecaro, quasi da "Ricchi e Poveri della Gen Z" (riutilizzo la definizione perfetta di Jacopo Tomatis, penna de "Il giornale della musica").  

Con il trascorrere degli album si avvertiva una certa difficoltà a trovare una nuova rotta per il progetto, forse per la complessità di rinnovarsi senza snaturare un sound e dei testi così legati alla sfera indie. La scelta di rivolgere su sè stessi buona parte del racconto deve aver inoltre un po' saturato la scrittura, soprattutto con lo stress della vita di palco che, per loro stessa ammissione, li ha poi logorati.

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Dopo il matrimonio nel 2024, a un solo anno di distanza, la separazione. Oltre al sodalizio umano si conclude un'esperienza musicale significativa: è presto per dire quanto abbiano davvero inciso e cosa resterà dei Coma_cose.

Sicuramente la loro è stata una traiettoria anomala nel panorama musicale italiano.

Chi li ha amati li ha amati davvero, ed ha trovato in loro dei cantori che hanno saputo intercettare, più di ogni altro autore pop, l'anomala vibrazione di tanti cuori inquieti, con la capacità di andare oltre la retorica del pop d'alta classifica e raccontare la propria storia, più che le storie degli altri.

Forse proprio per questo la loro autenticità ha colpito, e forse proprio in questo hanno trovato il limite più grande. 


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