Dopo 100 anni è rinata la Cappella musicale del Duomo di Mondovì dedicata, nell’anno giubilare, a “San Pio V”. Il progetto è in cantiere da più di un anno ed è stato svelato nella solennità dell’Epifania, venerdì 6 gennaio alle ore 11 nella messa presieduta dal vescovo nella Cattedrale di S. Donato. La struttura, dedicata a “San Pio V”, è composta da 8 soprani, 5 contralti, 5 tenori e 4 bassi, dal maestro (Valter Preve) e dal vice maestro (Elena Basso), dall’organista (Lucrezia Ciafardone) e dal vice organista. «Oggi, dopo la riforma liturgica avviata dal Concilio Vaticano II e il cammino svolto sulla riflessione del ruolo indispensabile della Musica a servizio della liturgia – sottolineano i promotori –, nonché sotto l’impulso alla valorizzazione dell’aspetto liturgico come via di evangelizzazione, riaffermata con forza anche dal recente documento di Papa Francesco “Desiderio Desideravi”, la Cappella Musicale vuole tentare di ricostituirsi e mettersi al servizio del vescovo e della sua Cattedrale».
Chi fosse interessato a tale progetto musicale può contattare don Andrea Rosso e avere tutte le informazioni necessarie per sostenere l’iniziativa o per parteciparne direttamente.
Vivere meglio la liturgia
«Oggi, per la prima volta, un Coro tutto per la Cattedrale, per animare la liturgia – sono le parole del vescovo Egidio –. É una bellissima iniziativa, di cui sono grato e che aiuterà tutti noi, tanto più se insieme a un canto curato vi sarà un cammino di formazione sul significato autentico del canto e della musica nella liturgia – ha detto il vescovo in Duomo il giorno dell’Epifania –. Quanta importanza si attribuisca alla musica nella religione biblica può facilmente dedursi dal fatto che la parola cantare è una delle più usate nella Bibbia. Quando l’uomo entra in rapporto con Dio il semplice parlare non basta più. E allora vi lascio questa suggestione che ho trovato in una conferenza dell’allora prof. Ratzinger. Un’antica leggenda sulle origini del cristianesimo in Russia narra che al principe Vladimiro di Kiev, che era alla ricerca della giusta religione per il suo popolo, si presentarono l’uno dopo l’altro i rappresentanti dell’Islam provenienti dalla Bulgaria, rappresentanti del Giudaismo e inviati del papa provenienti dalla Germania; ogni gruppo gli propose la propria fede come quella giusta e la migliore di tutte. Il principe, però, rimase insoddisfatto di tutte queste proposte. La decisione venne invece presa quando i suoi invitati ritornarono da una solenne liturgia, alla quale avevano preso parte nella chiesa di santa Sofia a Costantinopoli. Pieni di entusiasmo essi riferirono al principe: “E giungemmo presso i Greci e siamo stati condotti laddove essi servono il loro Dio […] Non sappiamo se siamo stati in cielo o sulla terra […] Abbiamo sperimentato che là Dio abita tra gli uomini […]”».
«Questo racconto in quanto tale non è certamente storico. Ma come sempre questa leggenda porta con sé anche un profondo nucleo di verità – ha concluso il vescovo –. La forza interiore della liturgia, infatti, ha avuto senza dubbio un ruolo essenziale nella diffusione del cristianesimo. Possiamo supporre che la liturgia di Costantinopoli ricca di canti tipici della tradizione bizantina ha toccato il cuore di quegli uomini tanto da far loro dire: non sappiamo se siamo stati in cielo o se eravamo ancora sulla terra. Noi ci auguriamo che anche questo coro ci faccia fare un’esperienza analoga, ci aiuti a vivere una liturgia che ci faccia sperimentare la presenza di Dio e sia riflesso della liturgia del cielo, e del canto degli angeli in quella lontana notte di Natale».
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