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«San Donato, pastore generoso e intrepido ci invita a perseverare nella fede»

A Mondovì Piazza le celebrazioni per il Santo titolare del Duomo e co-patrono della città

«San Donato, pastore generoso e intrepido ci invita a perseverare nella fede»

A Mondovì Piazza le celebrazioni per il Santo titolare del Duomo e co-patrono della città

Ad inizio agosto Mondovì festeggia san Donato di Arezzo, uno dei patroni della città e titolare della Cattedrale a Piazza. Il vescovo Egidio Miragoli ha riportato alla data storica del 7 agosto la ricorrenza di San Donato, solennità programmata fino a qualche anno fa ad ottobre. Anche quest’anno le celebrazioni sono in programma nel fine-settimana precedente alla data, dall’1 al 3 agosto.

Sabato 2 agosto alla Confraternita della Misericordia canto dei Vespri e processione con le Confraternite e la Banda Musicale cittadina fino alla Missione dove il vescovo Egidio ha presieduto la celebrazione. Una scelta insolita quella della "location" e per cui il vescovo ha ricordato le motivazioni: «Chiesa bellissima, certo, ma che non è la Cattedrale, ovvero la sede della cattedra, il cuore della diocesi da dove dovrebbe appunto predicare il vescovo. Il motivo è noto: i lavori che da alcuni mesi interessano la Cattedrale e che intendono dare alla stessa ulteriore bellezza, rendendola più fruibile e, ci auguriamo, quindi, più frequentata. Nel corso dei secoli le chiese, e particolarmente le cattedrali, hanno subito diverse trasformazioni e adattamenti, come è ovvio per tutte le cose di questo mondo. Proprio il succedersi e sovrapporsi degli interventi permette a noi di godere oggi di quell'insieme di stili e di opere che connotano i diversi secoli, rimandano alla storia, testimoniano i mutamenti del gusto e delle esigenze pratiche e fanno bello e unico il nostro patrimonio artistico».

Partendo dalla liturgia mons. Miragoli ha ricordato come «San Donato, pastore generoso e intrepido ci invita a perseverare nella fede, a essere davvero Chiesa e ad essere discepoli docili, miti, disponibili a lasciarsi raggiungere per guarire dai mali del nostro tempo e del nostro animo, per gustare in pienezza la gioia della fede – ha sottolineato il vescovo Egidio nell'omelia –. Il suo esempio e la sua intercessione ci aiutino tutti, ognuno nella sua vocazione, a riscoprire la dignità e la gioia di essere parte del gregge di Cristo».

Domenica 3 agosto ore 11.15 alla Confraternita della Misericordia la messa solenne.

Le virtù del pastore

Ma quanto questa ricorrenza di San Donato può lasciare in noi come messaggio? «Gli interrogativi che ci possiamo porre sono essenzialmente due, molto semplici: chi era san Donato? Come parla ancora a noi, dopo tanti secoli? Abbiamo due possibili strade da percorrere: quella storica, che si basa sui non molti dati conosciuti, e quella dell'interpretazione della liturgia, i testi biblici che la Chiesa ci ha proposto nella sua festa. Oggi mi soffermo sull’interpretazione liturgica».

«Se passiamo alla Parola di Dio proposta dalla Chiesa troviamo delle immagini bucoliche – a tutti comprensibili – che il Signore ci ha lasciato per la comprensione della sua Chiesa. Le letture ci parlano del pastore buono (come dice il Vangelo: Gv 10,11-16) o semplicemente del pastore (prima lettura: Ez 34,11-16), ovvero del custode delle pecore che svolge con onestà il suo lavoro, si dedica interamente al bene e alla vita del suo gregge e non lo abbandona mai, per nessuna ragione, in nessuna difficoltà. La scelta di questi passi, ovviamente, si giustifica con il fatto che in controluce essi parlano anche di Donato. Volendo attualizzare (ma tenendo sempre sullo sfondo san Donato) possiamo dare ulteriore concretezza alla figura del pastore e a quella del gregge, intrinsecamente legate. Chiunque ambisca al ruolo di pastore di un gregge, sia un Papa, un vescovo, un presbitero, un parroco (e perché no, in senso lato: un padre o una madre, un insegnante, un educatore...) deve assumere quella prospettiva, che è di fedeltà, vigilanza e sacrificio, responsabilità. Il che rende nobile e autentica la sua funzione».

Essere “gregge”, essere Chiesa di Dio

«Che significa oggi essere “gregge”, cioè, in ambito cristiano, essere “Chiesa”? Penso innanzitutto che dobbiamo riscoprire alcune verità originarie, che proprio per la loro essenzialità rischiano di sbiadire un po’ nella coscienza ecclesiale. Siamo tutti pecore, prima di tutto, in virtù dell’identico Battesimo; e tuttavia riconosciamo la struttura inalienabile che il Signore ha voluto dare al suo “piccolo gregge”. Questa struttura comporta che ci siano dei pastori, delle “guide” di un gregge, il quale perciò deve essere guidato».

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