Da stasera, si entra in un nuovo anno liturgico, iniziando l’Avvento, un tempo prezioso che richiama atteggiamenti cruciali e decisi nella vita dei credenti, in attesa del Signore che viene, che è venuto, che verrà. E la prima parola chiave è appunto vigilanza, attenzione, avvertenza… per non ignorare il Signore che passa, che sta alla porta e bussa. «Due espressioni affiorano dal cuore in questo tempo particolarmente complesso: speranza e prossimità. I tempi dell’Avvento e del Natale segnano l’inizio di un nuovo anno liturgico – spiega mons. Stefano Russo, segretario generale della CEI –. Come andrà? Cosa aspettiamo? Mentre le nostre parole restano incerte e mute, la Parola di Dio in questo tempo annuncia e celebra la speranza […]. La storia ci ha messi di fronte alla prova impegnativa di un’emergenza sanitaria che non sta risparmiando nessuno, chi direttamente e chi indirettamente. Il cuore è stretto dalla paura, le relazioni sembrano sospese come molte delle attività. Se pur immersi in questa situazione inedita, non vogliamo chiuderci all’inedito di Dio. Anzi, desideriamo aprirci a Lui, e ad ogni uomo e donna. […] Nella situazione di desolazione e sconforto, il Natale di Cristo, che ha assunto tutta la nostra umanità, ci apre alla speranza non solo di poter ricevere un supplemento di vita ma una nuova vita».
Ma questo Avvento 2020, segnato dal virus e dal dolore, porta con sé anche un passaggio importante per i credenti e le comunità cristiane: viene adottato, nelle Chiese del Piemonte, il Messale rinnovato, in particolare con alcune modifiche migliorative e più adeguate nei testi. Su tutto – ma non solo – le varianti nella preghiera ben memorizzata del “Padre nostro”: non più “non ci indurre in tentazione”, ma “non abbandonarci alla tentazione”. Ci vorranno attenzione e consapevolezza per assumere al meglio queste varianti.
«La prima cosa da ribadire è che non si tratta di un nuovo Messale quindi di una nuova celebrazione dell'Eucarestia quanto piuttosto di una nuova edizione del Messale così come ci è stato offerto dalla riforma liturgica del Concilio – spiega ad Aci Stampa mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente della Commissione Cei per la liturgia, tra i principali curatori della terza edizione del Messale –. Quindi l’impianto generale della Messa rimane invariato, mentre, fra le novità più rilevanti, si possono trovare una traduzione più fedele e migliorativa e testi nuovi sia tradotti dell'edizione tipica, sia pensati e composti in lingua italiana. Significativa è la novità introdotta nell'atto penitenziale all’inizio della celebrazione, dove con un linguaggio maggiormente inclusivo non ci si rivolge più a “voi fratelli”, ma a “voi fratelli e sorelle”; e questa attenzione si ripropone anche in altre parti del rito. La maggioranza dei cambiamenti si ha nei testi che pronuncia il sacerdote, mentre si è avuta una particolare attenzione a non mutare le risposte dei fedeli, se non in alcuni casi sporadici ma significativi. Infatti, oltre al linguaggio inclusivo dell'atto penitenziale, si è rivista la traduzione dell'inizio dell’inno del Gloria – per cui d'ora in avanti si pregherà o si canterà dicendo “e pace in terra agli uomini amati dal Signore” – e, cambiamento più significativo, del Padre nostro, la preghiera più cara alla cristianità: oltre a un “anche” che si aggiunge, il “non indurci in tentazione” d’ora in poi sarà “non abbandonarci alla tentazione” che meglio esprime il volto paterno di Dio a cui ci stiamo rivolgendo. È stata inoltre aggiornata la parte che riguarda la celebrazione della memoria dei Santi, introducendo quelli che sono stati recentemente inseriti nel calendario. È un libro rinnovato anche nella veste tipografica: nuovo il formato, nuova la rilegatura, nuovo il carattere e il tipo di carta. Nuove sono anche le immagini che corredano il testo perché in linea con una scelta che caratterizza i libri liturgici negli ultimi anni, si è scelto un artista contemporaneo, Mimmo Paladino autore italiano di fama internazionale».
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