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26 Marzo 2025 - 11:55
Fra pochi mesi porterà a Mondovì Rose Villain e la PFM. E nel 2024, sui cartelloni di Wake Up, c’erano Tony Effe e Bob Sinclar. Ma le line up che Wake Up ha portato a Mondovì negli ultimi dieci anni sono oggettivamente enormi: J Ax e gli Articolo-31, Subsonica, dj top del mondo come Martin Garrix e Dimitri Vegas & Like Mike, e poi Achille Lauro, Sfera Ebbasta, Ghali, Annalisa, Fedez. Dietro a tutto questo, c’è un uomo di nome Graziano Gabbio: «Ormai ho oltre vent’anni di esperienza in questo settore – dice –, conosco bene le dinamiche di questi eventi. Il marchio Wake Up oggi è sinonimo di organizzazione affidabile». Gabbio ha acconsentito di svelarci i retroscena di un grande evento.
Cominciamo dal principio: da dove si parte, quando si vuole organizzare un festival di queste dimensioni?
Tutto comincia con un progetto, che noi presentiamo all’Amministrazione per ragionare sulle questioni logistiche e organizzative. In questa fase si sta “sulle generali” e non si scende ancora nei dettagli. Se c’è il benestare per andare avanti, allora si procede a dettagliare le prime date, anche in base ai nomi di artisti di cui abbiamo già sondato qualche disponibilità.
Avete portato a Mondovì nomi internazionali: nel 2025 ci sono Rose Villain e PFM, ma prima avevate avuto nomi come J-Ax, Martin Garrix… e tanti altri. Come si raggiungono?
Dopo anni di esperienza, Wake Up è un marchio che per il management di un artista significa serietà e affidabilità. Ed è importantissimo, in questo settore. Ovviamente, ci sono altre cose. Bisogna seguire la scena, intuire quali sono i nomi da tenere d’occhio e prendere contatto molto tempo prima. Prendiamo Rose Villain: avevamo intuito che Sanremo l’avrebbe lanciata e sapevamo che aveva in uscita un album che avrebbe fatto il botto. Oppure, Tony Effe nel 2024: stava per cominciare un tour lanciato da un brano che avrebbe monopolizzato l’estate.
Voi siete sempre stati abili nell’ingaggiare nomi che stavano per “fare il salto”: Achille Lauro, Rkomi, Irama… È vero. Abbiamo canali con quasi tutti i management delle major che ci consentono di “fare scouting”, guardando i nomi in ascesa. Diciamo che con un po’ di fortuna e un po’ di bravura… si riesce a raggiungere il risultato prima che si salga a budget folli. Ingaggiare mega artisti, quando hai a disposizione budget esagerati, è facile…
Un evento come Bob Sinclar sotto la Torre del Belvedere è stato solo questione di budget? O una location esclusiva ha giocato un ruolo, per un artista che può permettersi di essere selettivo?
Entrambe le cose. Il budget è ovviamente il tema principale. Ma quando un artista fa certe scelte, allora si può tentare una strada particolare. Sapevamo che Sinclar si stava spostando su una visione più “da club”. Da qui è nata l’idea dei giardini del Belvedere. E nel 2025 i giardini di Villa Nasi avranno un ruolo analogo. Si deve scegliere l’artista giusto, nel momento giusto.
Con quanto anticipo vengono fissati gli artisti?
Definiamo circa il 70% della line up entro dicembre o gennaio. Poi ci teniamo qualche slot libero, per esempio per chi esce dai talent.
Quanto è difficile coniugare le richieste di artisti con gli spazi che Mondovì mette a disposizione? E le richieste sono… negoziabili?
Le location di Mondovì si stanno rivelando adatte. Il “Palamanera”, che abbiamo già sfruttato nel 2024, tornerà ancora. Sul lato tecnico, noi ci rivolgiamo a professionisti di eccellenza assoluta. Per quanto riguarda le richieste, dipende: il nome principale, l’headliner, ha un peso maggiore. Alcune richieste sono “negoziabili”: su quelle tecniche e di stage, si riesce spesso a mediare. Altre, come quelle logistiche, di accomodation, catering, molto meno.
Quanto è complesso organizzare un festival con concerti come quelli di Wake Up, dal punto di vista logistico, a Mondovì?
Rappresenta una parte enorme del nostro lavoro. A Mondovì ho trovato un equilibrio: Uffici che funzionano, Amministrazione con cui si è tessuto un ottimo rapporto. Abbiamo modo di definire la logistica con largo anticipo, coinvolgendo tutti i soggetti che devono essere coinvolti.
I concerti di Wake Up hanno prezzi davvero accessibili, rispetto al panorama musicale: come mai questa scelta? E quanto è difficile da sostenere, pur con l’apporto di sponsor?
Trattandosi di un evento che ha il supporto e il patrocinio della città, ritengo doveroso avere biglietti accessibili. C’è ovviamente un rischio di impresa: ma è parte del nostro lavoro. Come lo è scegliere gli artisti giusti.
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