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31 Luglio 2025 - 11:39
Un marito colpito al volto con il manico di una scopa. Una figlia che perseguita i propri genitori. Una donna aggredita a calci e pugni dal convivente. Un ex fidanzato ossessionato dalla gelosia. Un’aggressione tra ex. Un marito violento davanti alla figlia. Non si tratta del copione di un film, ma del drammatico bilancio, purtroppo ancora parziale, delle denunce raccolte nel mese di luglio dai carabinieri del Comando Provinciale di Savona.
Nel corso del mese, le Stazioni e le Sezioni Radiomobili delle Compagnie presenti sul territorio provinciale hanno condotto numerosi interventi e indagini, che hanno portato alla denuncia di più soggetti per maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e atti persecutori. Episodi diversi per dinamica, età e legami familiari o affettivi, ma accomunati da una costante: il silenzio in cui spesso le vittime restano intrappolate, convinte di non poter o non dover denunciare.
Proprio per rompere questo silenzio, l’Arma dei Carabinieri ha deciso di condividere una sintesi delle principali attività svolte nel mese, invitando chiunque si trovi in situazioni simili a rivolgersi senza esitazione alle Istituzioni.
Il primo episodio, risalente al 6 luglio, ha visto protagonista un cittadino romeno già ammonito in passato per comportamenti analoghi. Dopo aver molestato telefonicamente l’ex compagna e compiuto ripetuti passaggi sotto casa del nuovo compagno, è stato rintracciato dai carabinieri della Radiomobile di Cairo Montenotte nei pressi dell’abitazione dove si trovavano anche i suoi figli minori. È stato denunciato.
Tre giorni dopo, il 9 luglio, due anziani coniugi della Val Bormida hanno denunciato la figlia non convivente, già nota alle forze dell’ordine, per insulti, minacce, aggressioni fisiche e richieste di denaro. Nonostante il dolore per il passo compiuto, il “codice rosso” è stato attivato e si è proceduto con la proposta di una misura cautelare di allontanamento.
Lo stesso giorno, un’anziana donna è stata denunciata dalla stazione di Millesimo per aver colpito il marito con il manico di una scopa durante una lite. Le indagini hanno fatto emergere una condizione di violenza domestica reiterata e nascosta per vergogna. È stato richiesto l’ammonimento.
Il 17 luglio, ancora in Val Bormida, i militari hanno denunciato un uomo che, fuori da un locale, ha aggredito con calci e pugni l’ex fidanzato della propria compagna, provocandogli lesioni giudicate guaribili in 15 giorni.
Il 18 luglio una donna albanese si è rivolta alla stazione dell'Arma di Cairo Montenotte dopo essere stata aggredita dal marito, che le ha fratturato il setto nasale davanti alla figlia. Anche in questo caso è stato attivato il “codice rosso”.
Il 21 luglio, ad Albenga, un trentenne marocchino è stato denunciato per aver ripetutamente percosso la compagna. Le lesioni riportate sono state giudicate guaribili in trenta giorni. Il giorno successivo, a Celle Ligure, un uomo è stato denunciato per aver afferrato e strattonato la convivente, provocandole ecchimosi evidenti al braccio.
Il giorno successivo, il 22 luglio, i carabinieri di Andora hanno denunciato un ottantenne savonese che, secondo quanto ricostruito dai militari, avrebbe maltrattato due anziane donne con cui conviveva. Le condotte violente, minacciose e vessatorie si sarebbero protratte per quattro anni.
Un uomo è invece stato denunciato il 24 luglio per l’ennesima aggressione nei confronti della compagna. La vittima, più volte maltrattata, ha trovato il coraggio di denunciare dopo essere stata nuovamente colpita con calci e pugni. I sanitari hanno riscontrato lesioni con prognosi di trenta giorni. La donna ha trovato riparo a casa della madre.
Infine, il 26 luglio, un quarantacinquenne rumeno è stato denunciato a Savona per maltrattamenti nei confronti della moglie. Dopo l’intervento dei Carabinieri, la donna ha deciso di lasciare l’abitazione e trasferirsi presso la sorella.
Un mese nero, dunque, in cui la violenza domestica si è manifestata in tutta la sua gravità. Ma anche un mese in cui molte vittime hanno trovato la forza di denunciare. Un gesto che può salvare la vita.
«L’Arma dei Carabinieri è quotidianamente impegnata, spesso lontano dai riflettori, in interventi a tutela delle persone più fragili all’interno delle mura domestiche o nei legami affettivi disfunzionali - spiegano dal Comando Provinciale - Questi interventi permettono ai militari dell’Arma e alla magistratura di applicare misure concrete per prevenire violenze future, dalla collocazione in centri antiviolenza fino all’arresto o all’applicazione di braccialetti elettronici, a seconda della gravità della situazione. In ogni caso, è bene ricordare che il silenzio non è mai una soluzione e, spesso, non fa che rinforzare l’illusione d’impunità dei violenti e la loro determinazione ad accanirsi contro l’oggetto della loro rabbia».
«Rivolgersi alle forze dell’ordine non solo è possibile, ma spesso è l’unica strada per uscire dalla spirale della violenza. Le misure di tutela esistono, i procedimenti di urgenza sono attivabili, il supporto c’è, ogni giorno, 24 ore su 24, in ogni caserma dell’Arma o tramite numero i di emergenza 112 e 1522» concludono i militari savonesi.
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