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25 Settembre 2025 - 09:45
Un dipendente era completamente in nero. Gli altri quattro avevano un numero di ore conteggiato regolarmente cinque volte inferiore a quelle reali, e venivano pagati in contanti "fuori busta". La Guardia di Finanza di Savona ha sanzionato e segnalato la titolare di un salone di bellezza e barber shop gestito da una donna, di origini cinesi, residente in Albenga.
Dalle indagini delle Fiamme Gialle è emerso che uno dei lavoratori era completamente “in nero”, niente contratto né alcuna comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro da parte del datore. Altri quattro erano comunque in posizione del tutto irregolare, dichiarando, per l’attività svolta dagli stessi, ai fini del calcolo della “busta paga”, un numero di ore di lavoro cinque volte inferiore rispetto a quelle effettivamente prestate, a tutto danno delle ritenute e dei contributi da versare all’Erario.
«Le operazioni intraprese a seguito dell’accesso - spiega., in una nota, la GDF - hanno fatto emergere un contesto di gravi irregolarità lavoristiche; infatti, i militari hanno ricostruito, anche sulla base delle dichiarazioni dei soggetti interessati e dei clienti abituali dell’esercizio, come tutti i lavoratori fossero stati retribuiti, mensilmente, dalla datrice di lavoro con sistematici “fuori busta”, erogati in contanti, per circa due anni (n. 23 mensilità) sino al momento dell’accesso dei militari».
Le Fiamme Gialle hanno segnalato le irregolarità all'INPS e all’Ispettorato Territoriale del Lavoro per la ricostruzione della posizione previdenziale e contributiva dei lavoratori e hanno redatto nei confronti della titolare, in relazione al lavoratore “in nero”, un verbale di accertamento unico e notificazione (legge n. 73 del 2002) comminando sanzioni amministrative per 52.800 euro e, con riferimento ai quattro dipendenti irregolari, un verbale per violazione delle norme relative al pagamento in contanti dei dipendenti (legge n. 205 del 2017) contenente sanzioni amministrative per un importo di 115.000 euro; sono state, infine, contestate ritenute non operate e ricavi non contabilizzati dalla ditta per oltre 30.000 euro. L’attività svolta dai finanzieri si inquadra, nell’ambito delle prerogative e dei poteri concessi al Corpo dall’art. 2 del D.Lgs. 68/2001, nel settore della repressione del sommerso da lavoro, che ricomprende tanto le irregolarità riconducibili a un rapporto di lavoro non dichiarato (il c.d. lavoro nero), quanto le situazioni di regolarità soltanto formali a fronte di un salario e di condizioni lavorative ben diverse da quelle contrattualizzate (il c.d. lavoro irregolare). Entrambe queste fattispecie ledono fortemente la libera concorrenza e rappresentano un notevole danno sia per le imprese in regola sia per i lavoratori, sovente oggetto di sfruttamento.
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