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03 Novembre 2025 - 15:28
Una rete di truffe online ramificata in più regioni italiane, responsabile di decine di raggiri per un ammontare complessivo di circa 450mila euro è stata scoperta e sgominata grazie a un indagine condotta dai carabinieri della Val Bormida. I militari della Stazione di Altare, dopo oltre un anno di accertamenti, hanno denunciato in stato di libertà alla locale Procura della Repubblica tre persone – tra cui una badante e un ex direttore di un ufficio postale lombardo – indagate, a vario titolo, per un articolato sistema di frodi telematiche.
L’indagine ha preso avvio nel febbraio 2024, quando, durante una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica di Padova nell’abitazione di una donna residente in Val Bormida per motivi del tutto diversi, i militari avevano rinvenuto numerosi documenti, carte prepagate, schede telefoniche e ricevute riconducibili a una serie di finte vendite di veicoli pubblicate su “Marketplace”, la piattaforma di compravendita del social network Facebook.
Da quel ritrovamento è scaturito un procedimento penale autonomo presso l’Autorità Giudiziaria di Savona, che ha portato a individuare un sodalizio criminale dedito a varie truffe seriali, capace di proporre sistematicamente annunci di vendita di beni inesistenti o di finanziamenti fasulli, incassare gli anticipi e rendersi immediatamente irreperibile.
Nel corso delle successive indagini, i carabinieri del Comando Provinciale di Savona hanno scoperto l’esistenza di un vero e proprio sistema organizzato, coordinato da una cittadina filippina residente a Roma che, approfittando del proprio lavoro di badante presso un’anziana signora, aveva utilizzato i dati della donna per agevolare la sua attività “parallela”. In concorso con la badante agivano altri complici, residenti in diverse regioni italiane: tra questi una donna della provincia savonese e un ex direttore di un ufficio postale del Mantovano, che avrebbe fornito tre carte Postepay per accedere a vari finanziamenti, poi falsamente denunciate come smarrite.
Le perquisizioni domiciliari eseguite nel Lazio, in Campania, in Calabria, in Lombardia e in Puglia hanno consentito di raccogliere convergenti indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati, i quali avrebbero ricevuto percentuali sui proventi delle truffe, spesso immediatamente trasferiti su conti esteri o carte ricaricabili. In un solo giorno, il 18 gennaio 2023, sarebbero stati registrati dodici movimenti da 950 euro ciascuno, attraverso la riscossione di vaglia postali veloci.
Le vittime accertate sono oltre trenta, per un danno economico complessivo di circa 450mila euro, denaro che difficilmente potrà essere recuperato. L’indagine, ad ogni buon conto, ha impedito che altri malcapitati cadessero vittime del sistema truffaldino. Nel corso del procedimento penale l’Autorità Giudiziaria potrà valutare l’eventuale sequestro per equivalente – cioè il congelamento di beni anche diversi dal maltolto, ma per un valore analogo – al fine di cercare di restituire alle vittime quanto loro sottratto.
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