Cresce di giorno in giorno il "coro dei no" sul progetto di deposito rifiuti pericolosi presentato in Provincia dalla Cement Srl e riferito ad un lotto di terreno nell'area artigianale di Clavesana. Al Comitato "Clavesana dice no al allo stoccaggio di rifiuti pericolosi" hanno aderito in pochi giorni quasi 400 cittadini, imprese e Associazioni del territorio. La vicenda ha visto nomi di primo piano del panorama locale prendere nette posizioni in merito. Il designer Chris Bangle, Slow Food, l'Associazione culturale "Calanchi di Clavesana" e la Cantina Clavesana, tramite i rispettivi presidenti, sono intervenuti pubblicamente sul tema esprimendo la loro contrarietà.
Gli ultimi interventi in ordine di tempo, portano la firma di due nomi "simbolo" dell'eccellenza gastronomica piemontese, che proprio sul territorio di Clavesana e dei paesi vicini hanno investito molto in questi anni, puntando sulla produzione di materie prime d'alta qualità. Il birraio Teo Musso, patron piozzese del marchio "Baladin", e il noto imprenditore del cioccolato torinese Guido Gobino, si oppongono con decisione al progetto.
Gobino: «Stupiti e preoccupati. Le aziende dolciarie potrebbero non ritirare più le nocciole coltivate nei dintorni del deposito rifiuti»
«La mia famiglia è proprietaria di una casa in frazione Naviante di Farigliano e, per la nostra attività di produzione cioccolato in Torino, siamo acquirenti da più di vent’anni di circa 25/30 tonnellate l’anno di Nocciola Piemonte IGP in guscio presso 6/7 aziende agricole di Carrù e Farigliano (frazioni Mellea, Naviante, Viaiano). Queste aziende sono nostre conferitrici da circa 20 anni – spiega Gobino –. Nel 2019 sono stato nominato “Ambasciatore della Nocciola Tonda gentile delle Langhe” in virtù della dedizione e valorizzazione di questo prezioso frutto della nostra terra. Rimango quindi realmente stupito e preoccupato dalla possibilità che venga installato un deposito così pericoloso, in una zona particolarmente vocata alla coltivazione della Nocciola del Piemonte IGP e, non ultimo, di importanti vitigni. Mi risulta che tra Clavesana e Comuni limitrofi, insistano circa 200 aziende agricole di coltivazione nocciole per un totale di circa 600 ettari. Sottolineo infine che la Comunità Europea è sempre più attenta ai valori inquinanti presenti nelle materie prime da noi utilizzate, in particolare cacao, nocciole e latte in polvere. I valori di cadmio, piombo, arsenico, idrocarburi presenti in queste materie prime sono tenuti sotto stretta osservazione. Un sito di stoccaggio di materiali così pericolosi e inquinanti potrebbe provocare grave pregiudizio alla qualità delle nocciole da noi raccolte, obbligandoci a ricercare altre zone di produzione che garantiscano la salubrità a noi necessaria – aggiunge Gobino –. La nostra realtà è molto piccola ma ritengo che altre aziende dolciarie più produttive della nostra dovranno rivedere i loro programmi di rifornimento nocciole, abbandonando le coltivazioni limitrofe al deposito rifiuti. Questo a scapito dell’economia del territorio e delle relazioni instaurate con i coltivatori della zona in tanti anni di collaborazione. Siamo molto preoccupati».
Teo Musso: «Dopo decenni di lavoro e fatica, ora non mandiamo tutto in fumo»
«Per tutta la mia vita ho sviluppato l’attività lavorativa in questo territorio, in cui ho sempre creduto nonostante avessi la possibilità di trasferirmi in una zona più comoda e più vicina alla città – commenta Teo Musso –. Qui ho continuato a investire per oltre 30 anni, a vivere e a far crescere la mia famiglia: è stata una fortuna e una scelta. Da più di 15 anni, inoltre, ho sviluppato a Piozzo e nei paesi vicini la filiera agricola dell’orzo distico e del luppolo, perché profondamente convinto che anche la birra sia un prodotto di questa terra. Questi paesi sono le aree e le arterie di comunicazione che introducono a una delle zone turistiche a vocazione agricola Unesco più belle d’Italia. Penso e credo, pertanto, che sia importante supportare il Comitato per il no allo stoccaggio dei rifiuti tossici a Clavesana per impedire, dopo decenni di impegno, lavoro e fatica per valorizzare questo territorio, di mandare in fumo tutto ciò che abbiamo costruito sia in termini di immagine turistica che di credibilità agroalimentare».
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