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Carrù
11 Luglio 2025 - 15:07
Stefano Tomatis e Alessia Galleano (STvegetables) nella loro serra
«Scusa, cosa fai nella vita per permetterti questo mezzo?». Dove il “mezzo” in questione è un bel trattorone della Same. Lo guida Alessia, cappellino girato all’indietro e maglietta nera. Risponde scherzando: «Faccio l’avvocato, ora devo andare. Ciaooo». E sgasa via nei campi. Il video ora ha superato le 100.000 visualizzazioni e viaggia spedito oltre quota mille “like”. Lo si trova sugli account social di STvegetables, il progetto ideato e lanciato da Stefano, colui che è anche dietro alla fotocamera.
Ma non chiamateli influencer, perché loro ci vanno davvero a zappare la terra. Stefano Tomatis, 24 anni, di Magliano, che lavora nell’apprezzata azienda di famiglia specializzata in nocciole, e la compagna Alessia Galleano, carrucese, sua coetanea e di professione parrucchiera, hanno preso un campo nelle campagne di Carrù e si sono rimboccati le maniche. Aiutati da alcuni amici e parenti, per prima cosa han tirato su tre serre da ben 70 metri l’una. Qui le cose si fanno in grande, su un terreno da 8 mila metri quadri. Una bella porzione, 6 mila metri quadri, è dedicata alle zucche “delica” «a pieno campo», il resto alle colture «sotto tunnel», ovvero in serra: i pomodori cuore di bue e peperoni quadrato d’Asti. Quella stessa serra è stata allestita a tre strati: un telo trasparente, reti antigrandine e corde, dopo un bel lavoro di gruppo in cui niente è improvvisato.
Alessia e Stefano non si fanno spaventare dalla sveglia presto e dal lavoro all’aria aperta e spiegano passo passo tutti i loro passaggi in video, sul canale YouTube “STvegetables”, dove il claim dice già tutto: «Dalla terra al cuore». Non si sono fatti intimorire neanche dal violento temporale di fine giugno che ha danneggiato pesantemente tutte le serre. «La cosa che fa più male è stato vedere distrutto il lavoro di mesi», ci raccontano. «La tempesta ha strappato il telo, che è il materiale più costoso, in più punti, ma poteva andare peggio. Grazie all’aiuto delle nostre famiglie siamo riusciti ad aggiustare la situazione».
Per l’impianto di irrigazione si sono ingegnati in modo da utilizzare un sistema a goccia e senza corrente. Attraverso una motopompa un tubo flessibile pesca l’acqua dalle cisterne e il tubo principale va ad alimentare le manichette. I veri protagonisti sono però loro, gli ortaggi. Per cominciare, per l’appunto, il pomodoro cuore di bue. «I piantini sono “innestati” su una pianta selvatica. Questo permette loro di essere molto più produttivi e resistenti alle malattie. Tutto in maniera naturale», spiega Stefano. La cura è totale, anche grazie ad alcuni “tutori” specifici: per i peperoni dei semplici tondini in ferro, mentre per i pomodori c’è stato bisogno di un metodo alternativo, studiato ad arte, che prevede l’utilizzo di appositi telai su misura. Come sta andando? «I piantini sono sani e vigorosi, non hanno riportato danni dopo il temporale. E ora stanno maturando i primi pomodori. Chiunque voglia sostenerci può acquistarli. Ne saremo davvero molto felici». Vedere, anzi, assaggiare per credere.
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