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Ribalta internazionale per Pietro De Meo, l’ex ferroviere di Mondovì che costruisce violini

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È sceso dal treno, e ha iniziato a camminare sui sentieri di Stradivari. Questa è la storia di Pietro De Meo, l’ex ferroviere di Mondovì che costruisce violini. «Solo per hobby: anzi, economicamente a volte ci rimetto», scherza lui. Parla dei suoi violini con gli occhi di chi ne è innamorato. I primi due si chiamavano “Dante” e “Netina”, come il padre e la madre. Gli ultimi due “Lorenzo” e “Pipapù”: il nome primo nipotino e… quello del secondo, o almeno il nome con cui il fratellino più grande lo ha battezzato. De Meo è un ex ferroviere di Mondovì, oggi in pensione, che un giorno ha deciso di diventare liutaio. E c’è riuscito. Per giunta, con risultati straordinari. Finalmente anche certificati: il suo “Netina” si è classificato al nono posto, per qualità del suono, a un concorso internazionale con 66 violini costruiti da liutai di tutto il mondo.
«HO IMPARATO DAL NIENTE» Ma com’è possibile che una persona, che prima di allora un violino non l’aveva mai nemmeno preso in mano, diventi un liutaio – e per giunta eccellente? «Io non sono un musicista – racconta De Meo –. Come ho cominciato? Quasi per gioco: ero affascinato dai violini come oggetti da costruire. Avevo la passione del modellismo, dei galeoni. Poi, un giorno, ho pensato: che bello sarebbe fabbricare un violino! E ci ho provato». Ne ha costruiti 14, uno dopo l’altro. Studiando, leggendo, guardando altri liutai all’opera. «I primi strumenti li realizzavo con attrezzi fatti da me. Ma ho sempre comprato il legno migliore, ho seguito i modelli, ho imparato come tagliare e verniciare». Chi passava davanti al suo garage e lo osservava, chino su quelle tavole di abete, alzava un sopracciglio. Invece aveva ragione lui.

Pietro De Meo, l’ex ferroviere di Mondovì che costruisce violini

UN SUO STRUMENTO ALL’ARISTON A SANREMO Ma se già costruire un violino non era cosa semplice, figuratevi quanto era difficile realizzarli anche perfetti. Invece, già al primo tentativo, i suoi strumenti lasciano stupefatti i musicisti che li provano: «Mi dicevano: ma suona benissimo! – racconta – Così io sono andato avanti. Dopo il primo, ne è venuto un secondo. E poi un terzo. E avanti così». Oggi ne ha 14: li espone nelle mostre, li fa provare a maestri di ogni parte di Italia. Un suo strumento, il “Netina”, è persino finito sul palco dell’Ariston durante l’ultimo Festival di Sanremo, nelle mani di uno dei violinisti dell’orchestra. Ma l’aneddoto che gli è rimasto nel cuore è l’incontro con Vittorio Salerno, il regista del film “Stradivari”, fratello del ben più famoso attore Enrico Maria e figlio della violinista russa Milka Storff.
IL CONCORSO L’ultimo traguardo per De Meo è stato il decimo Concorso internazionale ALNAI, a Sesto Fiorentino. Hanno partecipato liutai da mezzo mondo: da tutta Europa, dalla Cina, dal Brasile, dalla Russia, dal Giappone. E in mezzo a quei 66 strumenti di qualità eccelsa, c’era anche il suo “Netina”: «Era la seconda volta che partecipavo – racconta Pietro –, ma la prima volta avevo presentato un altro violino. Tutti però mi dicevano che questo, nonostante sia il secondo che ho fatto, era il migliore, con una qualità di suono eccezionale. Ci ho provato: in classifica totale sono un po’ sopra la metà, ma come qualità del suono è arrivato al nono posto. Credo sia il riconoscimento più alto che mai potrò raggiungere. Non penso ne costruirò altri: oggi sono un nonno coi nipotini, mi ci vuole troppo tempo e mi fermo qua». Ma intanto, fra quelle opere d’arte sonore, ora c’è anche “Netina”. Un piccolo violino costruito a Mondovì, nel garage di uno che una volta faceva il ferroviere e poi ha conosciuto Stradivari.

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