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09 Dicembre 2025 - 11:45
È un'epopea di pionieri dell'etere, quella rievocata da Massimo Balsamo (IK1GPG) e Betty Sciolla (IK1QFM). Due radioamatori che si sono dati l'obiettivo - e lo hanno raggiunto - di ricostruire la storia dei primi seguaci di Guglielmo Marconi nel territorio monregalese.
«Ci permettiamo di iniziare dando la definizione di cosa si intende per “Radioamatore” - scrivono nella loro ricerca -, che dopo il 1945 vennero definiti “radianti”: concessionari di licenza per trasmettere».
Una pratica che a lungo fu quasi illegale: «Fin dall’unificazione del nostro “Stivale”, regie leggi avocarono esclusivamente allo Stato le comunicazioni a distanza, come Poste, Telegrafi o Telefoni includendo di conseguenza le comunicazioni attraverso l’etere. In Italia non era permesso di trasmettere, quando all’estero i radio-sperimentatori stavano già compiendo collegamenti intercontinentali. Era persino vietato ricevere, in quanto le comunicazioni di allora erano esclusivamente militari o postali: dovevano rimanere segrete ed il loro ascolto era dovuto da curiosità morbosa, era concretamente considerata possibilità di intercettazione od aveva scopo disonesto; tutto ciò fu d’ostacolo alla scoperta di Guglielmo Marconi che ne ritardò molto il suo sviluppo. Solo il 1° gennaio 1927 si costituisce l'A.R.I., Associazione Radiotecnica Italiana il cui presidente Onorario è proprio il Sen. Guglielmo Marconi. Dalle nostre ricerche in quell’anno un solo radioamatore trasmetteva dalla Provincia di Cuneo, 1EV Edgardo Varoli di Verzuolo, un vero pioniere dell’etere».
Dal 1939, a causa del regime politico restrittivo e sempre più assoluto, ogni attività radioamatoriale cessò. L'ARI divenne "clandestina", ma mantiene i contatti con le consorelle straniere assegnando nominativi secondo elenchi, ovviamente, non ufficiali. Dal 1945 vi fu la ripresa radiantistica e i nominativi venivano rilasciati dall’Autorità Ministeriale. Il Ministero delle Telecomunicazioni emana un Decreto il 14-1-1954 per regolarizzare Patenti e Licenze in quanto fino ad allora non esistevano gli esami ministeriali e le licenze venivano assegnate con valenza “provvisoria”.
Stando alla ricerca, il primo radioamatore monregalese fu il professor Giuseppe Pugni: «Proveniente dal Convento dei Padri Passionisti di Arcellasco (Como), che nel 1945 ottenne il nominativo di stazione di radioamatore I1AJF (ex I1PD provvisorio assegnatogli prima del secondo conflitto mondiale), che all’inizio del 1950 si trasferì a Mondovì alla Congregazione della Passione di Gesù Cristo dove vi rimase sino alla fine del 1967, e che in seguito venne trasferito al Convento dei Frati Passionisti di Torre Cambiaso a Genova Pegli».
Proprio a Genova, nel 1977, insieme a un gruppo di appassionati volontari fece nascere una delle prime “radio libere”: Radio Torre, con appuntamenti fissi come la Messa domenicale, programmi religiosi e di dialogo con il pubblico. «Purtroppo, le numerose indagini non portano a nessun’altra traccia del Professor Pugni dall’inizio degli anni ‘80».
«Tra la nostra collezione di vecchie cartoline QSL ("QSL" è un codice radioamatoriale che nel caso specifico significa "confermo il collegamento tra due stazioni") ce ne sono due rarissime proprie di Padre Giuseppe Pugni. La prima risale ad un collegamento da lui effettuato il 3 maggio 1945 con una stazione di Pistoia dal Convento di Arcellasco e la seconda del 4 agosto 1960 comprovante il collegamento con un corrispondente della Romania effettuato dalla Stazione Sperimentale Radio Liceo Passionisti di Mondovì».

Negli elenchi editi dal Ministero delle Poste e Telecomunicazioni troviamo altri due radioamatori residenti a Mondovì.
I1RHR Pietro Crosio (1921-2015), licenza 1946 (ex I1MB provvisorio), che abitava in via Beccaria, diplomato alle Scuole Professionali.
«Abbiamo avuto il piacere di parlare con la nipote Laura Bongioanni che ci racconta dello zio Piero: già all’età di 17 anni era un grande appassionato di radio e ricetrasmettitori; sperimentava con antenne rigorosamente autocostruite che montava sui tetti facendo curiosare i passanti e i vicini di casa. Un giorno passando davanti al bar Savoia sentì dagli altoparlanti di Via Rosa Govone la voce di Mussolini che annunciava lo scoppio della guerra. Pietro fu chiamato alle armi nel corpo dell’Artiglieria e, passato il corso con il grado di Tenente, fu destinato in Grecia».
Dopo il 1943 venne deportato in Polonia in un campo di lavoro: ma grazie alle sue abilità tecniche riuscì a costruire, utilizzando materiale di fortuna (carta stagnola, lamette da barba, punta di matita, fili di rame, spille da balia, legno, ecc.), una piccola radio ricevente a galena (un minerale che si trova in natura da cui si estrae il piombo, capace di attirare le onde elettromagnetiche), con la quale riusciva di nascosto ad ascoltare Radio Londra. E con questa micro-radio captò la notizia dello sbarco degli alleati in Normandia e con alcuni suoi compagni riuscì a fuggire dal campo di prigionia.
Con mezzi di fortuna ma soprattutto a piedi riuscì a raggiungere prima Torino, dove venne riconosciuto da un’amica di famiglia, e poi Mondovì. A Mondovì c’erano ancora i tedeschi e quindi rimase nascosto ancora per una settimana sino alla loro all’evacuazione. Dopo la guerra diventò professore di matematica e chimica presso l'Istituto “Felice Garelli” e poi fu assunto alla EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) che divenne qualche anno dopo l’attuale RAI, dapprima come tecnico esperto in progettazione di antenne e ben presto come responsabile al Centro Radio Controllo di Monza.
«Nel 1980, in pensione dalla RAI, passò su richiesta di un giovanissimo Silvio Berlusconi a Fininvest come direttore tecnico e formatore di nuovi tecnici nel campo della costruzione di apparecchiature ed antenne per la Radio e Televisione. Pietro, mancato all’età di quasi 94 anni, riposa nella tomba di famiglia a Pianfei».

Il terzo radioamatore monregalese I1RPR Ghiglia Paolo (1916-2009): «Licenza 1947, risiedeva in via Piave 26. Fu professore di Chimica all'Istituto Magistrale Rosa Govone a Piazza negli anni 1965-67 ed aveva un piccolo laboratorio di riparazione radio e TV in via Beccaria ed anche lui fu un valido tecnico della RAI (Radio Audizioni Italia). In una iconica cartolina di Mondovì degli anni ’70 si possono vedere le sue grandi antenne sul tetto lungo il Viale che porta alla Stazione Nuova. Abbiamo tentato di parlare con la famiglia dalla quale purtroppo non è stato possibile avere notizie. Paolo mancato all’età di 93 anni riposa al cimitero di Mondovì».
Concludono i due: «Se oggi siamo in possesso di così tanta tecnologia, che spazia dai telefonini ad internet, dobbiamo ringraziare chi, oltre a Guglielmo Marconi, con dedizione, con sacrificio e passione ha sperimentato, molte volte mettendo a rischio la propria vita. Se qualche lettore ha ulteriori notizie sui primi radioamatori del Monregalese, può contattarci all’indirizzo e-mail: ik1gpg@dcia.it»
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