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Il silenzio elettorale sui social da Trump all'Italia

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Il silenzio elettorale sui social da Trump all'Italia

La gran parte dei cittadini moderni di tutto il mondo ha a che fare con i social network, anche solo in maniera involontaria. La loro pervasività intrinseca è entrata con prepotenza nelle vite di miliardi di persone, senza risparmiare il coinvolgimento di ogni aspetto della società. Il terreno fertile per la diffusione di pressoché ogni tipo di contenuto è regno indiscusso per gli influencer come Chiara Ferragni, che partono dalla propria persona per conquistare le masse dei navigatori virtuali e dare vita al proprio brand commerciale. Una opportunità che anche la politica non si sarebbe mai fatta sfuggire per nulla al mondo. Dopo svariati anni di campagne elettorali selvagge attraverso i social media, in tempi recentissimi è cominciato un primo tentativo di applicare le stesse regole sulla parità di trattamento delle parti politiche che si applicano ai mezzi di presentazione dei tradizionali (affissioni di manifesti, tv, radio ecc…). Negli Stati Uniti il voler porre un freno e una corretta autoregolamentazione dell'uso dei social media per la comunicazione politica si è tramutato in una vera lotta intestina contro l'attuale Presidente, piuttosto esuberante nelle sue esternazioni e nell'uso dei post sui social. Facebook e Twitter hanno censurato alcuni post presidenziali, ufficialmente per la violazione delle regole di condotta della piattaforma per quanto riguarda l'informazione in periodo di Covid-19 e per quelle che riguardano la discriminazione. In vista delle elezioni di fine mandato di novembre è stata impostata una strategia globale - chiariscono dal sito CercoTech - che prevede l'adozione del feed delle informazioni attendibili, certificate dal Centro informazioni sul voto, posizionate in cima alla pagina. Lo scopo principale è evitare la disinformazione, limitando i contatti con cui condividere i messaggi. Inoltre, saranno rimossi i post che spingono gli elettori a non andare a votare oppure che diffondono informazioni errate su dove e come votare, etichettando come inattendibili quelli eventualmente pubblicati prima della fine delle elezioni per cercare di dare in anteprima un risultato non ufficiale degli scrutini. Anche in Italia la normativa sulle procedure elettorali e quelle di garanzia di pluralità e correttezza durante le campagne elettorali sono di vecchio stampo, ancora molto legate alla disponibilità tecnologica e culturale degli anni '50. Manca un vero set di regole che disciplinano con precisione il silenzio elettorale sul Web, anche se per analogia si potrebbero applicare i principi già esistenti e regolatori dei canali radio televisivi anche ad Internet. Sono già stati depositati alcuni progetti di legge al riguardo, ma finora l'unico organismo ad essere intervenuto sulla questione è stata la Autorità Garante per le Comunicazioni. L'ultimo intervento risale allo scorso luglio, nel quale è stata inserita una sezione porosità rivolta ai social network: il proposito è quello di creare di concerto fra il Tavolo tecnico per la pluralità e la correttezza dell'informazione e gli amministratori delle piattaforme un codice di autoregolamentazione, per il quale i social si impegnano a monitorare i contenuti in essi pubblicati e rimuovere quelli inopportuni. Immagine: Tumisu / Pixabay
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