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06 Agosto 2025 - 09:22
Se c’è un punto fermo nel rapporto tra l’uomo e la natura in Italia, è che il territorio non perdona. Lo conferma l’ultima edizione del Rapporto ISPRA 2024 sul dissesto idrogeologico: una lettura imponente, ma necessaria, che rivela l’Italia come una delle nazioni europee più esposte a frane e alluvioni. In questo contesto nazionale già precario, il Piemonte assume un ruolo da protagonista. Non per virtù, ma per vulnerabilità.
È una regione affascinante, il Piemonte, dove montagne, colline e corsi d’acqua si intrecciano a città d’arte e distretti produttivi di eccellenza. Ma proprio questa ricchezza paesaggistica e morfologica si trasforma in un fattore di rischio. Secondo ISPRA, il 7,4% del territorio regionale ricade in aree a pericolosità da frana (il 6,8% a pericolosità elevata e molto elevata), un dato più basso della media nazionale (9,5% e 23%). In linea i dati della provincia di Cuneo, con il 7,3% del territorio a pericolosità elevata e molto elevata.
77.162 piemontesi (pari a 37.300 famiglie) risiedono in aree ad alto rischio frana. Di questi, 8.532 sono in provincia di Cuneo, che diventano oltre 10.000 secondo stime potenziali.
Gli edifici a rischio elevato in Piemonte sono 92.867, pari al 4,4% del patrimonio edilizio. In Granda sono 15.667 (3,7%). Le imprese coinvolte sono 5.858 (1,6% del totale), di cui 533 in provincia di Cuneo. I beni culturali esposti a rischio sono 919 in tutta la regione, 207 in Granda: il 5,3% del patrimonio culturale.
L’Italia è la “regina europea delle frane”: oltre 636.000 eventi censiti da ISPRA. Il 23% del territorio nazionale è a rischio dissesto. L’indice di franosità del Piemonte è 9,5%, sopra la media italiana (8,3%), ma ben distante da Lombardia (16,2%), Emilia-Romagna (12,3%), Valle d’Aosta (18,6%).
Nella “classifica” degli edifici esposti, il Piemonte con il 4,4% resta ben sotto i livelli allarmanti della Valle d’Aosta (22,6%) e Liguria (14,2%).
Le zone più fragili sono quelle alpine e collinari, come la Val di Susa e le Valli ossolane, spesso colpite da colate detritiche e fenomeni estremi che minacciano case, ferrovie e strade.
Secondo ISPRA, 213.655 piemontesi (94.115 famiglie) vivono in aree a rischio alluvione. Gli edifici coinvolti sono 66.330 (5,8%), le imprese 18.957 (5,1%) e i beni culturali 1.353 (9,9%).
Negli ultimi anni, il Piemonte ha investito in mappature, prevenzione e aggiornamenti dei PAI, con un aumento della superficie classificata non per un peggioramento, ma per una maggiore precisione tecnica.
Rispetto ad altre regioni – come Liguria, Campania, o Appennino centro-meridionale – il Piemonte è in posizione relativamente favorevole, ma il rischio resta diffuso. La frana di Bardonecchia del 2023 è un esempio recente e drammatico.
La Granda e il Monregalese presentano un quadro fragile: strade collinari a rischio, frane superficiali, smottamenti e esondazioni ricorrenti, in particolare in valli come il Cebano e il Tanaro.
Il Piemonte ha una buona tradizione di monitoraggio, ma la sfida climatica e l’urbanizzazione impongono nuove strategie. Servono manutenzione costante, tecnologie avanzate, sistemi di allerta rapidi e partecipazione dei cittadini. In campo ci sono decine di sistemi di monitoraggio frane e nuove risorse in arrivo dai fondi PNRR.
La sfida è chiara: passare dall’emergenza alla prevenzione ordinaria.
L’ISPRA è l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ente pubblico nazionale che studia e monitora ambiente, territorio, dissesto idrogeologico e cambiamenti climatici. Produce dati ufficiali che supportano Governo e amministrazioni locali nelle decisioni di tutela del territorio.
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