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“La chiave della memoria": scoperta a Torino la proteina che accende il cervello”

Un team del Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute rivela il ruolo di SKT nelle sinapsi, aprendo nuove prospettive per comprendere i disturbi cognitivi e neurologici

“La chiave della memoria": scoperta a Torino la proteina che accende il cervello”

Lo studio, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Cell Reports, dimostra che SKT è un elemento cruciale per la formazione e la funzione delle sinapsi, i punti di contatto attraverso cui i neuroni comunicano. In sua assenza, la comunicazione nervosa diventa imprecisa e inefficace, con ricadute su funzioni motorie e cognitive.

  

 

Le sinapsi non sono statiche: si rimodellano continuamente, permettendo al cervello di adattarsi e immagazzinare nuove informazioni. Questo processo, noto come plasticità cerebrale, si fonda anche sulla presenza di minuscole protuberanze chiamate spine dendritiche. Il team torinese ha dimostrato che SKT agisce come “adattatore molecolare”, indispensabile per far maturare correttamente le spine dendritiche e rendendole capaci di trasmettere i segnali nervosi in modo preciso.

 Senza SKT, invece, si formano solo spine immature e disfunzionali, con conseguenze dirette sulla capacità di apprendere e ricordare. Non a caso, nei modelli animali privi di questa proteina sono emersi alcuni comportamenti riconducibili ai disturbi dello spettro autistico.

Studi genetici avevano già suggerito un legame tra il gene di SKT e test neuropsicologici per la memoria a breve termine. Ora il lavoro torinese, grazie anche al prezioso contributo dei giovani ricercatori Dr. Alessandro Morellato, Mario De Gregorio e Costanza Angelini, fornisce una solida spiegazione molecolare, confermando il coinvolgimento di SKT nei processi cognitivi. 

La ricerca ha inoltre identificato le interazioni di SKT con altre due proteine già note per il loro ruolo nella plasticità sinaptica, PSD-95 e SHANK3, da tempo associate all’autismo.

“Abbiamo individuato un nuovo tassello essenziale per capire come funzionano le sinapsi e come si alterano in diverse patologie. Questo lavoro getta le basi per esplorare nuove strategie diagnostiche e terapeutiche nei disturbi cognitivi e del neurosviluppo”, dichiara la Prof.ssa Defilippi.

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