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Global Flotilla, le prima parole di "Ab" Amajou: «La nostra sofferenza è nulla in confronto ai palestinesi»

Accolto da amici, famigliari e politici: «Lo rifarei, adesso devono muoversi i nostri rappresentanti politici»

Global Flotilla, le prima parole di "Ab" Amajou: «La nostra sofferenza è nulla in confronto ai palestinesi»

L'arrivo di Amajou in tarda serata a Torino

«Dalla società civile è emersa un'umanità incredibile. La voglia di dire no all'ingiustizia, di riunirsi insieme per i valori comuni. Quello che abbiamo sofferto in questi giorni è stato ripagato dall'affetto del mondo intero. Ma è nulla rispetto a quello che stanno patendo i palestinesi».

Sono le prime parole di Abderrahmane Amajou ai giornalisti, al momento del suo arrivo all’aeroporto di Malpensa. L’ex consigliere comunale di Bra, ora presidente di ActionAid Italia, fa parte dell’ultimo gruppo di italiani della Global Sumud Flotilla rimpatriati in Italia. Il suo volo, diretto dapprima in Grecia, è partito lunedì da Israele.

In questi giorni è stato trattenuto dalle autorità locali per non aver rispettato, assieme agli altri attivisti, il blocco navale imposto da Israele. L’attivista braidese Amajou, cresciuto a Carrù, ha rifiutato il foglio di via per l’espulsione ed era stato portato nel carcere di Ketziot.

«Sono molto felice, sono stati giorni intensi», ha proseguito Amajou. «Solo i palestinesi possono capire. In carcere abbiamo visto sui muri i nomi scritti da alcune persone, che forse ora non ci sono più. C’è chi è stato malmenato giorno e notte, dalla polizia, in una dimostrazione di forza e di aggressività.

Voi siete stati la nostra energia, forza e coraggio. Quando dicono che siamo stati degli eroi per aver attraversato il mare in modo da esprimere solidarietà, portare cibo e medicine alla popolazione, io dico che gli eroi sono quelli rimasti a terra. Sono i palestinesi che da anni soffrono».

«Lo rifarei, partirei di nuovo. Penso però che oggi qualcun altro dovrebbe farlo, come i nostri rappresentanti al Governo. Non è accettabile pensare che, a 1.800 km di distanza da qui, ci siano persone che muoiono di fame».

Amajou prima ha avuto modo di mettersi in contatto con la famiglia: «Sto bene». Ad accoglierlo in aeroporto anche la consigliera regionale di Avs-Possibile Giulia Marro e Francesco Matera (assessore del Comune di Bra), assieme ai familiari – il figlio, i genitori, il fratello con la moglie e i figli –, al consigliere comunale di Torino Abdullahi Ahmed e alla consigliera comunale di Settimo Torinese Iliana Joseph, entrambi del Partito Democratico, e ad altri amici e amiche.

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L’imbarcazione "Paola 1" di Amajou era stata abbordata in acque internazionali e i partecipanti – tra cui numerosi cittadini italiani – sono stati trattenuti per giorni in Israele dopo essersi rifiutati di firmare un documento di espulsione forzata.

«Accogliamo Abderrahmane con profonda emozione e gratitudine – dichiarano Marro e Matera –. Ha messo il proprio corpo e la propria voce a servizio di una causa umanitaria, ricordando a tutti noi che la solidarietà non può essere criminalizzata. Come rappresentanti delle istituzioni crediamo sia importante essere presenti in momenti come questo. Per fortuna c’è la società civile, che continua a farsi carico di un compito di umanità e giustizia che le istituzioni dovrebbero condividere. Ed è bello poterlo accogliere tutti insieme, come comunità».

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