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10 Novembre 2025 - 11:43
Il profumo della terra bagnata si mescola all’odore di pane appena sfornato, mentre nei cortili delle scuole si sentono risate, voci, e il fruscio delle foglie d’autunno.
L’11 novembre, nel giorno di San Martino, la provincia di Cuneo si trasforma in un unico, grande orto in festa: bambini, insegnanti e famiglie si sono riuniti per celebrare la Festa Nazionale degli Orti Slow Food, un evento che intreccia gusto, educazione e sostenibilità.
Quest’anno il tema è un invito che suona come una promessa: “Vogliamoci bene!”.
Un messaggio semplice ma rivoluzionario: amare sé stessi e la terra attraverso ciò che si sceglie di mettere nel piatto.

Con oltre 60 scuole aderenti, la Granda è tra le province italiane più attive nel progetto Orti Slow Food, simbolo di un territorio dove la cultura del cibo buono, pulito e giusto è radicata nel quotidiano.
Ad Alba, patria del tartufo e delle colline dolci del vino, cinque scuole partecipano sotto la Condotta Alba, Langhe e Roero, portando avanti un percorso che educa al gusto e alla biodiversità.
A Bra, sette scuole animano la Condotta Bra, culla del movimento Slow Food fondato da Carlo Petrini. Qui, tra le aule e i giardini, i bambini della Rita Levi Montalcini, della Don Milani e della Principe Mafalda di Savoia imparano a riconoscere le stagioni attraverso i sapori, a seminare il rispetto, a condividere la merenda come un gesto di comunità.
A Mondovì, le scuole dell’infanzia di Piani, Ferrone, Piazza e Borgato trasformano l’orto in un piccolo laboratorio di emozioni: le mani affondano nella terra, i semi vengono contati uno a uno, e ogni piantina diventa una piccola scoperta.
In Val Maira, tra Dronero, Villar San Costanzo, San Damiano Macra e Roccabruna, nove scuole della Condotta Cuneo e le sue valli portano avanti un lavoro straordinario: qui l’orto è anche un racconto di montagna, un modo per trasmettere alle nuove generazioni il legame profondo con una terra che, nonostante le difficoltà, sa ancora parlare il linguaggio della lentezza e della cura.
Ma è la Condotta di Fossano a rappresentare il cuore pulsante del progetto, con 45 scuole coinvolte in un percorso che dura tutto l’anno (comprese quelle di Bene Vagienna e Trinità). Un risultato reso possibile dalla passione dei referenti Giuseppe Calvo, Marco Barberis e Francesco Morra, figure che hanno seminato entusiasmo e valori, e dal contributo di professionisti come Andrea Giaccardi dell’azienda agricola L’Orto del Pian Bosco, testimone del legame profondo tra agricoltura e comunità.

Nell’orto tutto ha un ritmo diverso.
Non ci sono campanelle o orari, ma tempo che scorre naturale: la semina, l’attesa, la cura quotidiana.
Ogni gesto diventa lezione, ogni profumo diventa memoria.
I bambini imparano che non tutto cresce subito, che l’acqua, la luce e la pazienza sono ingredienti tanto importanti quanto la farina o l’olio.
In molti istituti, la festa di San Martino è stata occasione per preparare ricette semplici con i prodotti dell’orto: zuppe di legumi, pane e olio, torte salate con le bietole appena raccolte.
Tra un assaggio e una risata, si parla di stagioni, biodiversità, rispetto per la terra.
Gli insegnanti raccontano che anche i bambini più diffidenti si lasciano sorprendere da un pomodoro appena colto o da una foglia di cavolo che profuma di sole.

Per rendere la festa ancora più concreta, Slow Food ha distribuito 450 kit del “piatto sano”, uno per ogni orto scolastico o di comunità.
Ogni scatola è un piccolo scrigno di esperienze:
ceci e olio extravergine d’oliva, simboli della dieta mediterranea,
semola di grano duro, per impastare la pasta fresca insieme,
semi di bietole e zucche, da piantare quando arriverà la primavera,
e un libro, L’Orto Slow Food, per scoprire come ogni seme racchiuda una storia di biodiversità.
In molti istituti cuneesi, i bambini hanno inventato la propria “ricetta del benessere”, disegnando piatti colorati e scrivendo frasi come “Mi voglio bene quando mangio frutta”, o “Mi piace l’orto perché cresce piano, come me”.
Un gesto semplice che racconta il senso profondo del progetto: insegnare che la salute nasce dal rispetto – per sé, per gli altri, per la natura.
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«Ho sempre avuto un debole per gli orti, non solo scolastici – racconta Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – perché lì si coltiva molto più che cibo: si coltiva la pace.
Oggi stare insieme non basta più, bisogna fare insieme.
Gli orti sono luoghi del fare, dello scambio, della creatività, luoghi dove si preserva la vita. Volersi bene passa da come ci nutriamo, e ci nutriamo in funzione di come coltiviamo».
Accanto a Slow Food, anche UniCredit sostiene da anni l’iniziativa con il Progetto Carta Etica, destinando parte delle spese effettuate dai clienti a progetti sociali.
«Coltivare un orto significa anche coltivare il futuro – spiega Annalisa Areni, Head of Client Strategies di UniCredit Italia – perché è nei gesti più semplici che si semina la speranza».
Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, la festa ha coinvolto 1.500 classi e 25 comunità.
Ogni orto ha una storia diversa, ma la stessa radice: quella della cura condivisa.
A Brescia, un brolo solidale sostiene famiglie fragili; a Corridonia, l’Orto di Pace accoglie persone con disabilità mentale; in Puglia, l’Orto di comunità Staiterraterra organizza un pranzo in vigna accompagnato da tamburi e canti popolari.
Anche le scuole cuneesi hanno saputo dare alla festa un’anima tutta loro: spontanea, autentica, piena di calore umano.
Tra bancarelle di verdure, cartelloni colorati e risate, la provincia si è riscoperta unita da un filo invisibile: quello che lega la terra ai suoi bambini.

Nel silenzio di un orto, un bambino guarda crescere la sua pianta di fagioli.
Ogni giorno la misura, la annaffia, le parla.
Quando spunta il primo fiore, sorride come se fosse la cosa più bella del mondo.
E forse lo è.
Perché in quel fiore c’è tutto: la cura, l’attesa, la speranza, la vita.
E in provincia di Cuneo, tra montagne, colline e pianure, sono migliaia i bambini che ogni giorno imparano che il futuro non si compra: si coltiva.

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