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Donne, terra e futuro: il piccolo miracolo rosa delle nocciole Nalù

Come tre donne hanno trasformato terreni abbandonati a Massimino in un campo di speranza grazie a una nocciola rivoluzionaria

Donne, terra e futuro: il piccolo miracolo rosa delle nocciole Nalù

Tra le colline silenziose di Massimino si sta compiendo un piccolo grande atto di coraggio, un gesto semplice ma radicale. Un gruppo di donne, Romina Clerici con le due figlie, Alice e Giulia Caliendo, ha deciso di restituire vita a terreni ereditati e poi abbandonati, impiantando una varietà di nocciole che promette di cambiare il futuro: la Nalù.
«Questo è un progetto, che abbiamo pensato io e le mie due figlie — racconta Romina —, un progetto tutto al femminile per riqualificare i terreni che abbiamo ereditato dalla nostra famiglia e che erano abbandonati».

Il caso ha voluto che il dottor Luigi Conelli, agronomo e promotore della varietà “Nalù”, fosse loro cognato e proponesse alle donne Caliendo di impiantare questa nuova varietà di nocciole. Ed è così che, con questa “spinta” di fiducia, le tre donne, orgogliose, tenaci, determinate, hanno deciso di partire, per ora come privati.

«Siamo tre donne un po’ testarde che amano stravolgere lo stereotipo femminile. A noi piace lavorare il legno, abbiamo imparato a usare motosega e decespugliatore… Siamo molto orgogliose del nostro lavoro, soprattutto perché è stato molto faticoso».

 

 

 

Nalù: la nocciola che ridefinisce la corilicoltura

 

La varietà Nalù rappresenta una novità importante per chi coltiva nocciole. Si tratta di un clone di Corylus avellana non pollonifero, selezionato e studiato a Nola, in provincia di Napoli, dal dottor Conelli. Le analisi genetiche hanno confermato che Nalù deriva da un’impollinazione naturale tra la cultivar siciliana “Napoletana” e una varietà locale campana.

Proprio la sua “non pollonifera” — ovvero l’assenza di polloni — rappresenta uno dei punti di forza: riduce drasticamente il lavoro di gestione del noccioleto, che spesso richiede potature frequenti e laboriose. Ma non è solo questione di comodità: Nalù è vigorosa, si adatta ad ambienti e terreni diversi, matura presto (inizio agosto) e produce frutti dal guscio facile da sgusciare e con ottima pelabilità dopo tostatura.

Il seme è di qualità eccellente, ideale sia per il consumo diretto sia per l’industria alimentare. Per chi coltiva, significa raccolte più abbondanti, più prevedibili, meno lavoro manuale — un vantaggio di sostenibilità ed efficienza, soprattutto in terreni oggi marginali o abbandonati.

 

 

La sfida di Massimino: un gesto concreto contro l’abbandono

 

Nel caso delle tre donne Caliendo, la scelta di Nalù ha un valore simbolico: lottare contro lo spopolamento e la trascuratezza delle campagne. Le loro nocciole non sono solo frutti, ma il seme di un’idea diversa di agricoltura: femminile, tenace, attenta al territorio.

Questa iniziativa sta diventando un modello: recupero di terreni abbandonati, valorizzazione della biodiversità, rinascita dell’economia locale. Un modello che sfida non solo gli stereotipi di genere, ma anche le logiche tradizionali dell’agricoltura.

Per ora è un piccolo esperimento, ma la storia di Massimino e di Nalù ci ricorda che l’innovazione può nascere dal basso, da un desiderio semplice di cambiare le cose. Una nocciola “moderna”, una terra dimenticata, mani che coltivano un sogno. Quello delle donne Caliendo.

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