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Telefona per prenotare una visita specialistica: lo mandano a 200 km di distanza. «Non ha senso»

Il caso sollevato dal consigliere regionale PD Mauro Calderoni

Telefona per prenotare una visita specialistica: lo mandano a 200 km di distanza. «Non ha senso»

A un paziente di Mondovì è stato proposto di andare... a Domodossola

Accade a un paziente di Mondovì a cui è stato proposto di andare a Domodossola

Ha telefonato al centro prenotazioni ASL per prenotare una visita specialistica: e gli hanno proposto l'Ospedale di Domodossola. Solo che il paziente è di Mondovì, a 200 km di distanza. È il caso portato a galla, in aula, dal consigliere regionale PD Mauro Calderoni: «Così si svuota di senso ogni garanzia di accesso alle cure», ha detto.

Liste d'attesa... infinite

Non è un caso isolato, purtroppo. Accade molto spesso che le liste d'attesa siano così tanto lunghe che l'unica visita disponibile in tempi brevi sia in un presidio lontanissimo. L'alternativa? Aspettare. 1Questo caso - ci dice Calderoni - è stato segnalato al Tavolo provinciale del Pd sulla sanità.  Situazioni non isolate che colpiscono in particolare le persone più fragili e rischiano di spingere verso il privato chi non può affrontare viaggi estenuanti». Non è un caso che questo sia il tema costante. In una recente visita all'Ospedale di Mondovì, l'assessore Riboldi aveva detto: «La massima integrazione fra presidi e aziende è uno dei punti fondamentali che vogliamo raggiungere. Stiamo lavorando per ridurre l'enorme problema delle liste di attesa, un intervento che richiede uno sforzo coordinato».

«Ma quale diritto alla salute?"»

«Altro che diritto alla salute e percorsi di tutela per i pazienti - attacca Calderoni -: oggi in Piemonte può capitare che, per una semplice visita specialistica, il Servizio Sanitario Regionale ti mandi a oltre 200 chilometri da casa, senza porsi il problema di chi non ha mezzi o possibilità di affrontare questi spostamenti. È evidente che così si svuota di senso ogni garanzia di accesso alle cure. Dalla Giunta, però, nessuna reale presa d’atto del problema. L’assessore si è limitato a ripercorrere normative e regolamenti vecchi di anni e ha ipotizzato, con grande fantasia, ma poca concretezza, la creazione di un servizio di 'trasporto sanitario semplice', una sorta di taxi sanitario per chi deve spostarsi troppo. Un’idea ancora in fase di studio che non risolve il problema di fondo: non si può considerare disponibile una prestazione sanitaria se richiede al cittadino di attraversare mezza regione. Chiediamo che la Regione introduca un criterio di prossimità territoriale chiaro, fissando un limite ragionevole di distanza, ad esempio 50 o 80 chilometri al massimo, oltre il quale la prestazione deve essere garantita con altri strumenti, coinvolgendo anche il privato accreditato locale. Altrimenti il cosiddetto Percorso di Tutela resterà solo sulla carta”.

Alle ASL mancano i medici

Qual è la ragione di questi assurdi ritardi? «In Asl CN1 ci mancano 60 medici e 140 infermieri» ha detto, poche settimane fa, il direttore generale Giuseppe Guerra.  «Le case di comunità, se ci sono i soldi per farle , si possono anche aumentare - ha detto Guerra -: ma se poi non ci sono medici e infermieri... servono a poco».

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