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04 Agosto 2025 - 08:08
Sabato e domenica a Tor Vergata il culmine del programma del Giubileo dei Giovani, con l'incontro con papa Leone XIV nella veglia di preghiera e con la Messa. La delegazione da Cuneo-Fossano e Mondovì si è ulteriormente incrementata con l'arrivo di 80 ragazzi, per partecipare direttamente al momento di preghiera conclusivo con il pontefice. Due momenti di importante intensità. Dopo la sistemazione nella zona dedicata, nella spianata di Tor Vergata, i ragazzi hanno riabbracciato gli amici spoletini e colleferrini per vivere insieme questa esperienza finale. Nel corso della Veglia sono stati tanti gli spunti profondi e significativi e i messaggi di speranza: l'evento si è aperto con tre domande, poste al papa da tre giovani provenienti da diversi paesi del mondo. La prima verteva sull'amicizia, la seconda sul coraggio di scegliere, la terza sul richiamo del bene e sul valore del silenzio. Rispondendo il Papa ha lasciato parole forti: «Cari giovani, vogliatevi bene tra di voi! Volersi bene in Cristo. Saper vedere Gesù negli altri. L’amicizia può veramente cambiare il mondo. L’amicizia è una strada verso la pace». E ancora: «E lì troviamo la felicità: quando impariamo a donare noi stessi, a donare la vita per gli altri» e ancora «Fa’, o Signore, che chi mi incontra, possa incontrare Te, pur attraverso i miei limiti, pur attraverso le mie fragilità”[...] Perseverate dunque nella fede con gioia e coraggio». La veglia è proseguita con il passo del Vangelo riferito ai discepoli di Emmaus e si è conclusa con un momento di adorazione personale, in cui ciascuno ha potuto raccogliersi in riflessione ed in preghiera. Toccante il perfetto silenzio che si poteva sentire nella spianata, nonostante fosse gremita di oltre un milione di persone, riunite in un'atmosfera di straordinaria intensità. Al termine della veglia, il sonno all'aperto, cullati dalla brezza romana. Al mattino della domenica, l'alba è sorta sulla platea dei giovani pellegrini. Prima della celebrazione il Papa è passato tra le varie zone ed ha salutato calorosamente i presenti passando vicino a loro a bordo del suo mezzo scoperto.
Alle 9 è cominciata la Messa, a cui hanno concelebrato anche alcuni dei sacerdoti accompagnatori dei vari gruppi. La prima Lettura, tratta dal Libro del Qoelet, invitava a prendere contatto, come i due discepoli di cui parlava, con l'esperienza del nostro limite, della finitezza delle cose che passano (cfr Qo 1,2;2,21-23); e il Salmo responsoriale, che le faceva eco, proponeva l'immagine dell'«erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca» (Sal 90,5-6).
Papa Leone ha commentato le letture dicendo: «La fragilità di cui ci parlano è parte della meraviglia che siamo. Pensiamo al simbolo dell'erba: non è bellissimo un prato in fiore? Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro, e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell'inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sotto terra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori». Ha quindi continuato: «C'è una domanda importante nel nostro cuore, un bisogno di verità che non possiamo ignorare, che ci porta a chiederci: cos'è veramente la felicità? Qual è il vero gusto della vita? Cosa ci libera dagli stagni del non senso, della noia, della mediocrità? […] la pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né, come abbiamo sentito nel Vangelo, da ciò che possediamo (cfr Lc 12,13-21). È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere (cfr Mt 10,8-10; Gv 6,1-13)». Ha infine concluso con un augurio per tutti i giovani: «Con il Suo aiuto, tornando nei prossimi giorni ai vostri Paesi, in tutte le parti del mondo, continuate a camminare con gioia sulle orme del Salvatore, e contagiate chiunque incontrate col vostro entusiasmo e con la testimonianza della vostra fede! Buon cammino!».
Non resta che tornare a casa: tutti i ragazzi avevano il cuore colmo di gratitudine e di speranza e il desiderio di trasmettere agli altri la gioia sperimentata in questi giorni.
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