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06 Agosto 2025 - 11:07
«Ammontano già a oltre 6 milioni di euro i danni all'agricoltura del Torinese provocati dall'arrivo della Popilia japonica, coleottero di origine orientale, e la la stima cresce se si considera la mancata produzione di vino Erbaluce, superando così quota 16 milioni: peggio dei dazi di Trump». Arriva da Coldiretti Torino la denuncia, per bocca del presidente, Bruno Mecca Cici.
«La Popilia - spiega un comunicato - si nutre di vegetali e, da questa estate, ha infestato in modo impressionante molte aree agricole tra cui le vigne e i campi di mais del Canavese, ma ha colonizzato anche molti noccioleti e frutteti tra Canavese e Collina di Torino e molte aree del Ciriacese. Nelle vigne dell'Erbaluce, intorno a Caluso, la situazione è desolante con il triste spettacolo di viti completamente ridotte a scheletri e ricoperte di coleotteri in riproduzione. Tra Collina torinese, Ciriacese e Canavese fino al confine con la provincia di Vercelli si stimano perdite del 40% della produzione di uva; 25% della produzione di soia; 30% di perdita della produzione di pesche e prugne; 25% di produzione di nocciole; 15% di produzione di mais con un'incidenza maggiore sulle semine tardive da 'secondo raccolto'. Tenendo conto delle produzioni medie per ettaro e delle quotazioni sui mercati si superano quindi i 6 milioni di valore di produzioni agricole perse per la sorprendente voracità di questo insetto. Servono misure per rifondere ai produttori i valori delle perdite ma soprattutto servono ricerche per individuare le metodologie più efficaci per contrastare questa invasione prima che i numeri rendano insormontabile la quantità di insetti da debellare. La Regione deve fare la sua parte finanziando studi che ci diano subito strumenti per debellare la Popilia o perlomeno contenerla. Altrimenti il prossimo anno assisteremo al tracollo delle produzioni agricole dell'intera provincia di Torino».
La Popilia, arrivata dall'Oriente verosimilmente con carichi di vegetali via mare, secondo Coldiretti «si è adattata alla Pianura Padana grazie al cambiamento climatico. In Piemonte è arrivata in massa e ha stabilito colonie con centinaia di migliaia di individui: e non si sono ancora messe in atto contromisure».
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