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16 Agosto 2025 - 11:37
Mercoledì 20 agosto, dopo aver toccato diverse realtà del Piemonte e della Valle d’Aosta, il tour del Rapporto Montagne Italia farà tappa ad Ormea. Il volume realizzato da Uncem, curato da Luca Lo Bianco e Marco Bussone, nell’ambito del Progetto Italiae, edito da Rubbettino, sarà presentato alle ore 17.30 presso la Sala conferenze delle vecchie scuole via Bassi. All’appuntamento saranno presenti Giorgio Ferraris Sindaco di Ormea, Marco Gallo Assessore regionale alla Montagna e alle Foreste, Renato Adorno Sindaco di Rezzo e Presidente Unione dei Comuni Alta Valle Arroscia, Fabio Mottinelli Sindaco di Ceva e Presidente Unione Montana del Cebano, Luciano Sciandra Sindaco di Garessio e Presidente Unione Montana Valli Tanaro e Casotto, Roberto Colombero Presidente Uncem Piemonte e Marco Bussone Presidente nazionale Uncem.
Un’occasione per fare il punto sulla vita della e nella montagna in uno dei Comuni che negli ultimo anni più ha investito nel rilancio del turismo “green” e nella lotta contro il depauperamento demografico. Confermando i dati del rapporto realizzato dall’Unione nazionale delle comunità montane, che evidenzia come per le terre alte del Piemonte (e non solo) si è riacceso un barlume di speranza.
Tra il 2019 e il 2023 c’è stata infatti una inversione di tendenza, con un saldo migratorio positivo del +21,94 per mille, equivalente a un guadagno netto di quasi 13 mila persone: non solo stranieri, com’era pacifico fino a qualche tempo fa, ma anche italiani. Un recupero di popolazione, quello registrato nelle valli piemontesi, che coprono una superficie di circa 1,27 milioni di ettari e ospitano 581.830 abitanti distribuiti in 481 comuni, che secondo gli ottimisti potrebbe se non cambiare, quantomeno rallentare la rotta imboccata negli ultimi anni. Solo nel quinquennio 2014-2018 il saldo migratorio nelle terre alte del Piemonte è stato negativo (-3,11 per mille) e questo si è tradotto in una perdita netta di circa 1.800 residenti. «Assistiamo a una nuova crescita - fa notare il presidente dell’Uncem, Marco Bussone - , è un segnale che era già stato anticipato durante la pandemia Covid, ma adesso viene confermato: segno dell’avvio di una stagione di risveglio per la montagna, che può diventare una opportunità».
Questo non vuol dire che sia tutto rose e fiori. Il problema del calo demografico si è intrecciato negli anni con una forte dispersione degli abitati e un tasso di occupazione molto basso.
Ma soprattutto, a rendere ancora più critica la situazione, sono le difficoltà di accesso ai servizi essenziali. Il Piemonte è tra le regioni con la maggiore presenza di comuni «ultraperiferici», ovvero territori con meno di 10 mila abitanti raggiungibili in 30 minuti, che si estendono per oltre 30 mila chilometri quadrati sul territorio nazionale. Questo isolamento, secondo gli osservatori, compromette la possibilità di mantenere scuole superiori, ospedali, farmacie e sportelli pubblici. Di conseguenza, la popolazione deve spesso affidarsi all’auto privata per spostamenti anche lunghi, a causa della scarsa offerta di trasporto pubblico, negli anni sempre più ridotto. «La politica deve interrogarsi di fronte al risveglio della montagna - sostiene Bussone -, e garantire servizi e infrastrutture».
La desertificazione commerciale è un’altra spina nel fianco: negli ultimi anni si è ridotta la presenza di sportelli bancari, negozi, farmacie e uffici postali. Molti comuni non dispongono nemmeno di un bar o di un negozio, privando la comunità di spazi fondamentali di socialità e presidio del territorio. A fronte di queste difficoltà, la Regione ha promosso progetti come le «Botteghe dei servizi», che integrano commercio locale e servizi digitali, offrendo a esempio rilascio certificati, punti internet, biglietterie per trasporto pubblico e promozione turistica, con l’obiettivo di ridurre l’isolamento.
Non meno importante è il problema dell’invecchiamento. L’indice di vecchiaia supera nettamente la media nazionale, con una prevalenza di anziani autosufficienti o assistiti nelle valli più isolate. Solo un quarto dei residenti intervistati dal Rapporto ritiene che ci siano reali prospettive occupazionali e di vita per i giovani in queste zone, che spesso abbandonano il territorio in cerca di opportunità altrove.
Il clima rappresenta un ulteriore fattore di fragilità. Il 53% degli abitanti ritiene che il cambiamento climatico impatti più gravemente sulle aree montane rispetto alle città. Le montagne piemontesi registrano scioglimento dei ghiacciai, ritiro del permafrost, inverni senza neve, incendi boschivi frequenti e fenomeni meteorologici estremi.
Tuttavia, la montagna piemontese resta, secondo il rapporto Uncem, una sfida complessa: i dati indicano un miglioramento demografico, ma per rispondere allo spopolamento, all’isolamento infrastrutturale, all’invecchiamento e al cambiamento climatico «occorrono politiche integrate e su misura, capaci di valorizzare le risorse locali, attrarre nuovi residenti e garantire servizi essenziali».
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